Favole shoegaze, panorami dreamy ed elettronica adatta alle nostre rese memorabili.
Ogni favola shoegaze porta con sé un finale malinconico, che non scioglie le situazioni ma le rende più intense, e cerchiamo di sublimare la lotta con memorabili rese che restano, in fondo, la cosa che ci viene meglio. Perché cedere spesso è necessario, fermarsi in una tristezza morbida capace di consolarsi da sé, e noi ci abbandoniamo ai sogni ché si sa, nei sogni, non si muore mai. Ci abbandoniamo ai riverberi e ai delay, all’ovattata sapienza di suoni e voci che sembrano distanti per non invadere lo spazio ma soltanto per definirlo, all’elettronica fatta di aurore boreali e orizzonti ghiacciati che dal freddo trae la forza necessaria.
“Nevermind, We Are Not Here” è una splendida idea che apre con ricercata eleganza, con sofisticata misura, col peso etereo di una leggerezza affatto semplice, un viaggio tra le nuvole basse del mattino, nell’attesa che ci portino altrove, “Tryst” è carica di sapori nineties e gioca col noise in maniera seducente, “A&B” è il fronte dreamy, la resa memorabile, una specie d’amore. “Should Have Let It Go By Now” torna a flirtare coi panorami più rumorosi, intenzioni pop tra scenari distorti, e poi arriva “Emptiness Is a Place”, ed è la fine davvero, il finale malinconico, la disfatta e il perdono, un’adorabile sconfitta.
Gianluca Spezza (aka Dear Baby Deer e già fondatore dei Divine alla fine degli anni novanta) crea favole e piccole magie sintetiche dove respirare più lentamente, muoversi piano, nascondersi facilmente: sostenuto dalle voci di Lilia e LorElle (Two Fates) con incantevole cura, riesce a confezionare un lavoro denso di sogni dove arrendersi non è poi così male anzi, forse, è l’unica soluzione possibile.
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La recensione Tryst (Mini-LP) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-14 09:00:00
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