I C.F.F. e il Nomade Venerabile muoiono e rinascono in un battito di ciglia. Dopo quattro uscite di qualità sopraffina, nessun passo falso sul groppone e una bella fetta di gloria negata la band pugliese torna radicalmente trasformata sotto forma di duo elettro-acustico tutto al femminile che, del nome originario, mantiene solo la prima metà, C.F.F. appunto. “Al Cuore”, dunque, sarebbe sulla carta il quinto parto ma, in realtà, è solo il primo per Anna Maria Stasi e Anna Surico senza il resto della band.
Comprensibile l’intento: rivisitare qualche brano del repertorio del gruppo di Gioia Del Colle alla luce di una ritrovata essenzialità, senza fronzoli e decibel di troppo. Certo, rimangono la bellezza e la suggestione delle tre perle riprese dal precedente album “Attraverso” (“Il mio inverno”, “La frana” e “Ritorno a me stesso di adesso”) e dell’inedito “Al cuore” ma i meno muscoli intorno all’osso finiscono, ahimè, per depotenziare, in parte, la personalità stilistica maturata negli anni, favorendo la risalita a galla di influenze mai sopite e spesso completamente triturate dalla corposità elettrica del gruppo: tornano gli Scisma e la Donà nelle increspature più insondabili ("Il mio inverno", "Al Cuore"), le tenui trame vocali della Di Marco ("La frana") e le andature in odor di Consorzio ("Ritorno al me stesso di adesso").
A.M. Stasi tratteggia vocalmente chiaroscuri marcati, con immutato talento e teatrale passionalità, mentre la Surico rifinisce con mestiere i contorni sonori delle ombre; entrambe soggiogate da quel rinnovato bisogno di centralità lirica e forma canzone che la formazione al completo aveva dovuto opacizzare, è vero, ma per guadagnarne in potenza e resa emotiva. Ma proprio in questo stava la loro forza. Il loro fascino. La loro ragion d’essere.
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