Qual è il prezzo del successo? Cercano di spiegarlo in musica i Red Carpet, la band indie pop made in Versilia che, dopo “All these lights” del 2010, torna con un nuovo album “The price of greatness” appunto.
Un lavoro onesto, senza troppe velleità artistiche che non competono il genere, molto vicino a ciò che tra la fine degli anni ’90 e il 2000 potevano suonare gruppi a stelle strisce come Blink 182 o The Calling, solo per citarne un paio.
Ma i Red Carpet sono riusciti a dare una propria identità al loro lavoro seguendo una linea compostiva ben precisa: testi semplici e melodie facilmente orecchiabili. Ogni brano è definito e perfettamente collocato in un lp che dimostra dall’inizio alla fine coerenza non solo tematica ma anche per quanto riguarda l’ascolto. “The price of greatness” scorre senza necessità di riavvolgere o indugiare, si lascia godere.
Traccia dopo traccia sempre più incisivi la batteria di Federico Giannini e il basso di Francesco Bocconi che traghettano Giacomo Di Luise, voce e chitarra, lungo un album che pur presentando sfaccettature di ibrido rock non evita di regalare ballate romantiche. Il tocco in più arriva dalla componente elettronica gestita al synth da Alessandro De Antoni che contribuisce in ogni brano con una verve e un brio che rendono più dinamico e piacevole l’intero album. Da ascoltare attentamente "Brothers" e "Out of your world": fanno ben presagire per il futuro.
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