SUS Tristi Tropici 2014 - Psichedelia, Pop rock

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I SUS tornano con i loro “Tristi Tropici”, terra cupa e insidiosa in cui traspare un barlume di speranza per il futuro. A Follonica.

“Tristi Tropici” è una bella esperienza musicale fondata sul contrasto.
Citazione aulica a parte (il titolo è un omaggio all’antropologo Claude Lévi Strauss e ai suoi viaggi), il secondo disco dei pistoiesi SUS è una passeggiata nei meandri di una foresta tropicale: in alcuni passaggi cupa e misteriosa, in altri particolarmente rassicurante.
Complice il rock psichedelico, l’atmosfera si presenta subito inquieta con brani come "Accetta il mistero", "Lunedì feriale" e "Wake". Il viaggio si alleggerisce con “Il cerchio” e la canzone portante del disco, “Tristi Tropici”.
I luoghi raccontati dei SUS rappresentano in modo calzante l’incertezza del momento storico in cui viviamo, in contrasto con la forza evocativa dei suoni di un passato, ormai andato, che sembra averci regalato qualche sorriso. La cocente delusione delle aspettative nei confronti dei propri sogni, realizzati o no, va a braccetto con il precario equilibrio di chi si ritrova “con la dinamite in mano”. In questo clima cupo, si ritrovano delle tracce dei Joy Division più lacerati.
Dopo un percorso per niente facile, dai rovi di una foresta interiore costellata di spine, se ne può uscire. Sono gli stessi SUS a suggerircelo, seppur con sprezzante cinismo, attraverso gli ultimi brani della trackist: “Amo la gente che smette” (“Una coda al check-in verso la libertà”, con un coro che regala qualcosa in più all’intero brano) e “15 riprese”, che non disdegna una buona dose di ritmo. La giusta serenità si ritrova con “Lungomare vuoto di Follonica”, in cui è un sassofono rassicurante ad indicarci l’uscita di emergenza: la soluzione ai problemi, ai tormenti interiori, è tuffarsi.

Il disco trae la sua forza dalla ricchezza di contrasti: i suoni placidi e vagamente elettronici si mischiano a batterie prepotenti, le chitarre graffiano e le linee di basso accarezzano e seducono. Su tutto, si impongono i testi, che regalano immagini originali e stridenti di Alessio Chiappelli, ma che si sposano perfettamente con il sound creato da Fabio Pocci, Duccio Stefanelli e Lorenzo Cammilli.
Ci si augura che presto i SUS, di ritorno dai deludenti Tropici, possano fare un bel giro in questa giovane, disillusa Italia, così da ascoltare live la ricetta per uscire dal tunnel, oscuro ma già ben arredato, dell’insicurezza dei sentimenti.

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La recensione Tristi Tropici di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-11 00:00:00

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