Una buona prova per il britpop dei Monkey Weather
I The Monkey Weather ci avevano lasciato con le chitarre garage del primo disco, mentre con la loro seconda uscita discografica “The Hodja’s Hook” li troviamo con un sound meno ruvido, mettendo in luce caratteristiche compositive più melodiche.
Canzoni come “Sometimes”, “Purple Tree” fino alla più rilassata “Carl” e buona parte del lavoro, riporta alla memoria gli arrangiamenti e i ritornelli dei Cast, band originaria di Liverpool - figli del periodo d’oro britpop. Alla ricerca del ritornello definitivo, “Sleeping Town” è l’esempio perfetto, perfino con un eccessivo ricamo su un inciso molto orecchiabile; quasi a voler giocare con la medesima maestria spesso adottata da band come gli Oasis per le loro hit mondiali.
La band di Verbania dimostra però di conoscere bene la realtà in cui si è calata e lo fa con tracce meno convenzionali quali la canzone in uptempo d’apertura “Let’s Stay Up Tonight” e successivamente nel rifacimento di “Firestarter”. Nella prima, l’impeto del punk viene catturato dalla spirale ironica e di apparente disordine di "Popscene" (senza l'uso dei "fiati" in questo caso) firmato Blur, grazie a un’incalzante linea di basso e dai coretti di matrice beatlesiana. Nella seconda, la canzone dei Prodigy, viene destrutturata in una versione dance rock mixata a synth ed effetti vicini allo stile e al suono dei Kasabian. Una rivisitazione storica, dove lo svecchiamento di “Firestarter”, passa per forza di cose attraverso le prime contaminazioni portate dalle band rock inglesi di fine ’80 e inizio ’90 con la scena rave e dei club di quel tempo.
Il sound varia maggiormente nei brani “Morning” con il suo poderoso riff di chitarra quasi hard-rock; e nell’omaggio ai Joy Division nelle ritmiche e ancora una volta dalle linee di basso con la canzone post-punk “Lies”.
Nel complesso “The Hodja’s Hook” accoglie bene al suo interno tutte le sfumature dei pezzi che compongono un puzzle ben delineato nella direzione artistica. I The Monkey Weather non portano grosse novità, ma concentrano i propri sforzi in un contesto apprezzabile per gli amanti del genere, senza scadere come sovente accade, in marcarti riferimenti palesemente troppo scomodi e scontati.
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La recensione The Hodja's Hook di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-31 00:00:00
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