A prescindere dal titolo dell’ep, che può essere letto come pretenzioso, l’ascolto del lavoro ripropone sensazioni completamente opposte: leggendo la biografia sembra di essere davanti ad una realtà grunge più che navigata, ascoltando i brani sembra di assistere ad un concerto di ragazzi del secondo liceo alla festa delle matricole.
Partendo dal presupposto che più si va in alto e più ci si fa male quando si cade, ci si aspetta, su tutto, una voce “di effetto”, letto con accezione positiva. In realtà, questo effetto, dopo il primo brano, è negativo e sgradevole. Non sempre intonata, non sempre sulla linea melodica giusta (può essere una scelta a volte, ma non pare sia questo il caso), la voce è in realtà la cosa meno rock/grunge presente nell’ep. Poco graffiante, nessuna impronta particolare.
Ci si aspetta, sempre dalla bio, testi degni di poeti maledetti, suoni profondi e malinconici che lasciano segni indelebili. Insomma, ci si aspetta tanto e si ottiene poi nulla. Di malinconico nel sound c’è davvero poco, di suoni profondi nemmeno l’ombra, forse a causa dell’impronta abbastanza tagliente delle chitarre.
Da soli tre brani, si capisce che per non “cadere in questo scempio” c’è davvero bisogno di un cambio di direzione di questo “vento violento e gelido”. In primis, il grunge pretende più cattiveria, sia in quello che dice che nel come lo dice. Le chitarre a volte risultano fastidiose, con un suono troppo netto. Un po' di corpo in più, alzando la manopola dei bassi, non farebbe male. Quel pugno nello stomaco tipico dei, una a caso, Nirvana, è sferrato con violenza da tutti gli strumenti. Se viene a mancarne uno, delle ceneri sparse non si sa dove entrano in rivolta.
Per quanto riguarda il pop/rock, mancano esattamente quel suono profondo e quella malinconia decantata nella biografia. Forse ci sono altri brani in arrivo non inseriti nell’ep?
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