Luca Loizzi
Canzoni quasi disperate 2014 - Cantautoriale

Canzoni quasi disperate

Luca Loizzi canta la vita. Dall’alto di un repertorio brillante che vira tra jazz e swing.

Bisogna prenderla così, come viene. Con le sue contraddizioni, le estati di merda di contorno, le donne che ti tradiscono o, se ti va bene, ti dicono di no. Luca Loizzi si carica sulle spalle il compito di cantare la vita, almeno quella che si è ritrovata tra le mani dall’alto di una posizione di precariato sentimentale e non, la stessa che lo costringe a svegliarsi tardi la mattina (sia chiaro, contro la sua volontà) e non manca di circondarlo di amici sinceri, tra i quali gatti persiani e gnomi.

“Canzoni quasi disperate” la vita cerca di riassumerla: ne è la summa ideologica, la necessaria appendice. E il Loizzi vola alto con le sue canzoni orecchiabili, spensierate, scanzonate, ed il bello è che posseggono anche il potere di appiccicarsi addosso in men che non si dica. La fonte è quella degli Enzo Jannacci, dei Vinicio Capossela, del dimenticato Franco Fanigliulo. La chiave di lettura si trova tra un cantautorato meticcio, figlio dello swing e del jazz, del blues, del ragtime e della musica da orchestra, che il cantautore pugliese media con un atteggiamento da menestrello istrionico e dalla buona personalità. Non è un genio Luca Loizzi, sia chiaro, ma un onesto artigiano sì, specializzato in sonorità brillanti e testi da imbelle guascone, forse solo bisognosi di qualche piccola ripulita. E tale è la sua verve da potergli perdonare lo svarione nel quale inciampa in “Canzone filosofica”, quando attribuisce a Jean-Jacques Rousseau la frase “La proprietà è un furto” che, in realtà, è farina del sacco di Pierre-Joseph Proudhon. Poco male, in fondo non è mica da certi particolari che si giudica un cantautore, in special modo se a inizio carriera.

 

 

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