Dead CanDies
Square 2014 - Rock, New-Wave, Indie

Square
02/12/2014 - 09:00 Scritto da Andrea Terenzi

Con questo “Square” entrano di prepotenza nel novero delle migliori band italiane del genere, tra Soviet Soviet, The Whip Hand e We Are Waves

Dai, sgomberiamo subito il campo da equivoci. Facciamolo adesso e non ne parliamo più. Questo disco, quarta prova per i bresciani Dead CanDies, è facilmente attaccabile su tutti i fronti. Lo è perchè parliamo di un’opera piuttosto derivativa, che suona di già sentito (e pure tanto, in questi ultimi anni) sin dalla prima nota e poi, diciamola tutta, oggi quel sound non tira nemmeno più. Detto ciò, e in barba a quanto appena affermato, ci troviamo in assoluto accordo con il maestro Umberto Eco quando, a proposito delle opere d’arte esposte nei musei americani - opere d’arte evidentemente false in quanto riproduzioni delle riproduzioni contenute in musei europei - affermava: "E allora? Il museo europeo ha una copia romana. Il museo americano ha una copia della copia romana. Ma sono copie di sculture, dove se si eseguono certi criteri tecnici non si perde nulla. Con che animo protesteremo?”.

Esattamente, perché è proprio questo il punto. A noi non frega assolutamente nulla se dentro a questo disco ci troveremo i migliori Editors di “The Back Room” o gli Interpol di “Antics”, se il basso legnoso e sinuoso di Giuseppe Tritto suona esattamente come quello di Hooky o se la voce cavernosa ed algida di Angelo Zucchi possiede il dono di scaraventarci dritti dritti nella plumbea Manchester dei primi ’80, i criteri sono stati rispettati: e questo è sufficiente. Perché poi, alla fine, i pezzi ci sono ed hanno un gran tiro, a cominciare da “Daria”, gran cavalcatone per basso e batteria che sfocia in un mid tempo dai toni esaspera(n)ti o la sferragliante “Song III”, che ti entra sottopelle alla vigliacca e va in circolo in un amen. Forti di tre ep alle spalle, tutti più o meno impregnati delle stesse sonorità, i tre bresciani conoscono bene la materia con la quale si trovano a trattare e, se con i primi lavori si sono trovati a dover sgomitare tra le miriadi di apologeti del post-punk, con questo “Square” entrano di prepotenza nel novero delle migliori band italiane del genere, tra Soviet Soviet, The Whip Hand e We Are Waves.

Per dovere di completezza, non possiamo non nominare le restanti tre tracce: “Peel”, “Satellite” e “For M. Forever Ago”, tre bombe per le quali metà delle band italiche sottoscriverebbe un patto con il diavolo, pur di averle nel proprio armamentario. Come nota (tecnica) in appendice, sarebbe ingiusto non sottolineare la superba produzione di Pier Ballarin (ex The R’s), gran cerimoniere e sapiente miscelatore di asperità (dei suoni) e dolcezze (delle melodie).

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.