L'immagine di copertina raffigura una ragazza che danza e, sebbene si tratti semplicemente di una fotografia, riusciamo in qualche maniera a prevederne i movimenti ascoltando "Meaning of Dance" che soddisfa a pieno il concetto esposto dalla band, l'idea di ricercare la danza ed il ritmo, visti come rituale, nelle sue varie sfaccettature. Cassa in quattro e tempi in levare, qualcuno di voi penserà alla solita dance, invece non è così: "l'accademia" ha prodotto una decina di brani rinchiudendo - tramite delle riuscite inversioni stilistiche che ci trascinano dalla dance anni 70, all'elettronica francesce fino alla new wave britannica degli anni 80 - l'evoluzione di questo genere in ritmi che paiono quasi sempre identici posti però in contesti differenti.
Si presenta come un disco tranquillo col quale è possibile allo stesso tempo scatenarsi: rissumendone il contenuto, è una sintesi di tutta quella musica reputata ballabile fin dagli esordi; comincia con un evidente utilizzo di strumenti sintetici, caratterizzati da voci pronunciate con l'utilizzo di un vocoder in "For only Love" che sfociano un po' per volta, attraversando degli accenni pop in "Somebody/Sometimes", in un utilizzo sempre più frequente di strumenti reali che esplode in "Asleep": brano che solleva una parete lungo questo percorso, dividendo il disco e dipingendone, solo per un istante, un nuovo volto con voci in reverse nel finale che ci riportano al sound generale del disco, seguono toni tribali posti in un contesto club ("Black Swan") e toni post rock mantenuti in una cadenza pop allegra evidenziata da cori in falsetto ("Don't Turn Away"), fino ad arrivare ad una chiusura delicata, in "Could Life Ever Be Sane Again", con gli strumenti sintetici che tornano a dominare riportandoci all'inizio del disco, come in un percorso circolare.
Un disco d'esordio che sa il fatto il suo. Da ascoltare di sicuro!
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