Kaufman Le Tempeste Che Abbiamo 2014 - New-Wave, Indie, Pop rock

Le Tempeste Che Abbiamo precedente precedente

Un ottimo lavoro dove tutto risulta curato nei minimi dettagli, niente è lasciato al caso e ogni sfumatura suggerisce una chiave di lettura personale e raffinata.

“Le Tempeste Che Abbiamo” è la terza fatica dei bresciani Kaufman e ci tengo a dire subito che questo è il loro lavoro migliore, quello più curato e rifinito.

La sapiente mano di Alessandro Raina, qui in veste di produttore del disco, si percepisce da subito, come nella opener “Alieni”, brano dalle aperture e dei respiri molto ampi che si snoda in un raffinato pop intarsiato di leggere contaminazioni new wave, e dove il ritornello così liberatorio (un po’ à la Smiths) si impianta subito nella mente dell’ascoltatore. “Modigliani” si tinge di linee sonore delicate ma decise allo stesso tempo e il sound, raffinato nella sua totalità, lascia spazio ai testi senza mai passare in secondo piano. La particolarità del disco è che tutti i brani si fanno abitanti di spazi ampi, come se si allungassero sempre verso l’alto, senza rimanere chiusi in se stessi (“Il manifesto struggente di giovani vampiri”) e questo riesce a trasmettere un senso di armonia rassicurante misto ad una dolce malinconia (vedi “Astronauta”, con i suoi echi new wave e l’atmosfera eterea). “Santa Kryptonite” è impreziosita da archi sottili, mentre “Cacciatori di zombie” assume un’aria quasi solenne con i fiati che fanno capolino decisi e “è vero che ieri abbiamo detto che siamo solo fantasmi perché i ricordi passano attraverso, ma non ci sfiorano”. Il songwriting è squisitamente semplice ma acuto (come ad esempio in “Un aprile immaginato”) e adesso siamo arrivati quasi alla fine con “La mia piccola rivoluzione francese”, brano che spezza il filo conduttore del disco assumendo tinte folk, mentre la delicata “Gotham” chiude il lotto con atmosfere sussurrate ed è qui che chiudiamo tutte le nostre tempeste, quelle che ci tengono svegli di notte e che ci tormentano girando a vuoto come tante farfalle impazzite.

In definitiva la band ha sfornato un ottimo lavoro dove tutto risulta curato nei minimi dettagli, niente è lasciato al caso e ogni sfumatura suggerisce una chiave di lettura personale e raffinata. "Le tempeste che abbiamo", in maniera discreta e delicata, riesce ad esprimere qualcosa che non ha nome, ma che importa, basta lasciarsi trasportare dalla musica e le risposte, ne sono certa, le troveremo fra le pieghe delle note, magari sotto quelle tempeste che ci spaventano.  

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La recensione Le Tempeste Che Abbiamo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-13 00:00:00

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