Emily Guerra
Immune alla solitudine 2013 - Cantautoriale, Pop rock

Immune alla solitudine

Voce molto particolare su cui c’è ancora da lavorare, ma buone capacità musicali e di scrittura. Un inizio per migliorarsi

C’è una cosa che colpisce appena si inizia ad ascoltare Emily Guerra: la sua voce. Perché non c’è dubbio che abbia una voce particolare, una di quelle che si amano o si odiano, che ti chiedi se sia una scelta discografica o la sua voce naturale. Un po’ come Carmen Consoli, con quei sospiri e le frasi lasciate a metà, che poi ha costruito su queste caratteristiche uno stile unico e riconoscibile. Ecco, Emily Guerra, seppure ancora un po’ acerba, può creare uno stile particolare e diverso da tutti gli altri. E se proprio vi piacciono i paragoni, allora ha qualcosa di Arisa, Elisa o della Donà, ma in realtà non è uguale a nessuna di loro. Ha bisogno di tempo, è chiaro, e deve ancora trovare la giusta collocazione, perché proprio la voce scivola troppo spesso nell’eccesso di acuti e fronzoli (e su questo punto c’è ancora da lavorare), però i margini di miglioramento sono ampi. E nonostante tutto ha dalla sua ottime capacità di scrittura e musicali.

Tra i dieci brani di “Immune alla solitudine”, “Storia di una balena” è una delle più riuscite, perché quella voce un po’ acuta e un po’ naïve si coordina bene con un ritmo più allegro e una melodia da cantastorie, con un testo che sembra una filastrocca. Negli altri brani l’equilibrio vocale rimane ancora troppo precario, i ritmi oscillano tra momenti più sostenuti ed elettrici, e altri più lenti piano&voce, senza mai dimenticare passaggi melodici e orecchiabili. I testi sostengono tutta la struttura, fatti di semplicità e dolcezza, emozione e trasporto.
Senza accontentarsi e puntando a migliorarsi, da questo LP d’esordio può uscire fuori qualcosa di veramente buono.

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