Più che un cantautore, Lucio Corsi è un cantastorie.
Uno di quegli antichi musici che nelle fiere di paese recitavano e cantavano nelle piazze di storie incredibili, quei personaggi che si distinguevano dal resto delle persone perché vestiti in maniera diversa, eccentrica, creativa.
Se i cantastorie esistessero ancora, avrebbero appunto le fattezze di Corsi: un poco più che ventenne con una pettinatura improbabile e vestiti da Ziggy Stardust che fa saltellare ed esaurire le corde della chitarra per ricreare il suo universo personalissimo, abitato soprattutto da animali, alieni e grandi alberi. Una realtà parallela in cui l’ascoltatore è invitato ad entrare e sospendere il giudizio: c’è l’unico bambino al mondo ad esser riuscito a fare il giro della morte sull’altalena, ci sono le astronavi, i dinosauri, le falene (che non sono altro che farfalle invecchiate), le tute bruttissime dell’Errea (o erreà?). C’è la provincia senza la puzza sgradevole del provincialismo, c’è la campagna e il paese, le cascine toscane. Una strada che nella tradizione cantautoriale italiana è stata poco battuta, una sorta di narrativa bucolica che trova sempre una certa difficoltà ad essere compresa con le lenti dei nostri tempi, che vedono al suo posto solo agriturismi e olio bono. E poi c’è lo spazio infinito, gli astronauti, i satelliti - come a dire che tra le colline e i pianeti non c’è nulla nel mezzo che valga la pena di essere raccontato.
Lucio Corsi è insomma qui a dimostrarci che certi mondi esistono ancora (e non solo nelle fiabe), sono vivi e per raccontarli bastano una manciata di accordi ben assestati e giochi di parole limpidissimi. E se proprio vogliamo rintracciare dei padri putativi, bisogna seguire la strada di un certa canzone italiana oscura, eccentrica e delicata come quella di Flavio Giurato o Mauro Pelosi, oppure arrivare sulla costa tirrenica per respirare da lontanissimo il vento di Bob Dylan.
“Altalena Boy / Vetulonia Dakar” è l’album di debutto di Lucio Corsi che arriva a meno di un anno dal primo ep, “Vetulonia Dakar”, che è stato poi di fatto incluso nel disco: cinque canzoni, più cinque prodotte da Federico Dragogna dei Ministri (che alla chiamata si trovava proprio a Vetulonia, il paese nativo di Corsi) che testimoniano già una crescita, uno stile e una personalità unica in Italia: "provate a mettere le ali alle lumache, diventeranno draghi."
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