Si sta rivelando un’impresa piuttosto ardua scrivere la recensione di “Generazione senza vento”, recente cimento dei Timoria. Gli ostacoli che bloccano il regolare flusso di un’opinione sono essenzialmente quattro: il valore simbolico dell’album, l’ingombrante storia della band, il legame affettivo che mi lega ad Omar e compagni e l’emergere di alcuni black-out creativi che hanno generato delle crepe nella scintillante carriera del gruppo bresciano.
Ma forse, a ben vedere, potrebbero essere proprio queste le chiavi di lettura, poiché i Timoria hanno deciso di abbandonare, per almeno cinque anni, le italiche scene, salutando il loro affezionato pubblico con “Generazione senza vento”, disco live che riveste la duplice funzione di epilogo a quindici anni di storia e proemio (?) ad un rigenerante quinquennio sabbatico.
Il congedo è il suggello a tre lustri passati a spalmare arte sulla scena rock italiana, in sella ad un intenso susseguirsi di gioie e di dolori, a schegge di vita convertite in suggestivi frammenti di poesia. L’album del commiato è un affascinante medley (tratto dalle due ultime tournee: “El Topo Electrico tour” e “Treno Magico tour”), che si dipana lungo lo sterminato repertorio della band lombarda ascendendo a picchi di palpitante emotività che prorompono nelle struggenti atmosfere di capolavori quali “Sole spento”, “Jugendflucht”, “Sangue impazzito” e “Sacrificio”. L’affascinate sentiero è tuttavia interrotto da oscuri anfratti che simboleggiano la pochezza di una manciata di brani vacui ed inespressivi (“E’ così facile” e “Treno magico” sono certamente i casi più emblematici).
Al tirar delle somme, è un lavoro piacevole questo “Generazione senza vento”, un disco che brilla per originalità (straordinario l’inserimento de “La canzone di Pinocchio” nel brano “Sacrificio”: ogni ascolto provoca delle indescrivibili vibrazioni alle mie corde emotive), follia (“Uomo nudo blues” di Gianni Milano) e istinto lirico; ma che difficilmente riuscirà a ‘riempire’ cinque anni di silenzio… ma a quello ci penseranno dischi come “Senza vento”, “2020 Speed ball” e “El topo grand hotel”.
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