Uno dei richiami più forti insito nella natura umana è quello del ritorno a casa, inteso come luogo in cui si è nati, ritorno all'origine, da dove tutto è iniziato e dove la nostra mente tornerà ogni qual volta saremo in crisi. Questo disco parla esattamente di questa attrazione naturale e vicinissima verso la sicurezza, il recupero delle forze, il denudarsi in mezzo agli schiaffi delle circostanze e dire: "nonostante tutto sono qui".
Il ritorno a casa per gli Aim segna un approccio nuovo al fare musica, innanzi tutto ora i testi sono completamente in italiano, primo vero e proprio "rincasare" totalmente dopo anni di anglofonie, il che costruisce attorno alla musica una dimensione più giusta e diretta alla forza delle parole. "Ci può priovere dentro, in questo pezzo di cuore, in questa stanca fatica venuta giù dal tempo, in giorni di silenzio e lenta nostalgia. Vieniti a sdraiare in questo appartamento, ha una sua magia, venuta come un fiume porta dentro tutto, ci trascina lento.." è l'inizio di "Dove è ancora più profondo" e probabilmente non avrebbe reso la stessa poesia se cantato in inglese. I tre musicisti milanesi hanno nuove consapevolezze musicali, il sangue è sempre bollente e viscoso, giunti al quarto album raggiungono una definitiva maturità sonora, chitarra basso e batteria sanno esaltare come mai prima d'ora, le mescole sono azzeccate in tutti i pezzi, arrangiamenti freddi come il metallo che a poco a poco che lo tocchi si intiepidisce, anche i 9 pezzi di "Finalmente a casa" ad ogni ascolto prendono colore e aumentano di intensità.
In bilico su di un cornicione concentrati a non guardar di sotto come in "Vittoria", l'energia che sale e poi si spezza in tante domande (dove? cosa? quando? come?) a cui rispondere prima di saltare, gli Aim sono capaci anche di accarezzare dolcemente i pericoli e lacrimare una salvezza ressicurante accompagnata solamente da una chitarra acustica e un piano ("Dormo in te"): la latenza dei sentimenti come un lamento accorato verso un altro che forse nemmeno esiste. Si sentono gli echi delle scure idee dei Thursday ("Nel nuovo giorno"), qualche respiro di Verdena ("Non parli già da un po'") e Linea77 ("Mi vuoi migliore"), quel "finalmente" è la chiave, il fine di un disco come questo è riavvicinarsi e non sparire, il rock così concreto e onirico allo stesso tempo mitiga le agitazioni interiori, compensa e sutura i momenti fragili.
Una buona band come gli Aim è rassicurante per il solo fatto che esiste. Alla fine dell'ultima canzone "La tregua", rimane un senso di pienezza e ordine, strano per tutto il furore ascoltato, una stabilità forse è stata raggiunta tra le cose che ci cambiano attorno e il momento in cui ascoltiamo questo disco, forse la casa è anche qesto disco. Ben tornati a casa Aim. Finalmente.
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