Disco Noir Aware 2015 - Pop, Indie, Shoegaze

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Sintetizzatori, pianoforte, chitarre e voce eterea, quaranta minuti che oscillano fra sonorità anni '60 e un sound dolcemente acido

L’evanescente bellezza delle cose suscita in chi guarda il sentimento malinconico che l’estetica giapponese identifica con il termine aware. Questo concetto richiama alla mia mente una melodia di Franz Liszt, “Le mal du pays”, titolo difficilmente traducibile in italiano se non con il concetto della tristezza senza ragione che il paesaggio infonde nel cuore degli uomini. Alla base del lavoro della band Disco Noir ritroviamo questi concetti molto romantici, anche se non si può parlare di un vero e proprio concept album. In ogni caso, è uno dei dischi che senza dubbio mi ha colpito maggiormente in questo nuovo anno.

“Intro”, brano onirico e rarefatto, si trasforma presto nella seguente “Nel suo Miele”, che poggia su ritmi synth rock concitati e avvolgenti, chitarre grezze e un ritornello confortante (“e riguardando certi film mi penserai, e rileggendo certe frasi rimpiangerai le notti in cui mi disegnavi le labbra con il miele”). “Lexotan” è carica di sintetizzatori concentrici e trivellanti che vanno ad ammorbidirsi nella parte centrale del brano, giocando con i riverberi delle chitarre, mentre “Amore Demodè”, uno dei pezzi meglio riusciti del disco, è forte di un sound anni ’60 che ci catapulta direttamente in una pellicola datata, con quel suo incedere romantico ma potente. Un altro capitolo degno di nota è “1959”, un continuo muoversi fra spigoli sonori e chitarre morbidissime, con un cantato quasi etereo e sempre ricco di effetti, o ancora “Pinkman”, punteggiato da chitarre shoegaze che funzioneranno molto bene nella dimensione live, soprattutto quando il brano esplode di energia sul finale. Il primo estratto del disco, “Viola”, ha un sound synth pop piacevole che evoca nella mia mente l’attitudine languida di “Le vacanze dell’ottantatre” dei Baustelle, mentre “La Domenica” è più cupa, sorretta da un pianoforte che oscilla fra un rock più deciso e synth pallidi.

Tirando le somme, “Aware” è come un meccanismo che funziona perfettamente, una macchina che sembra già rodata, e questo è da apprezzare dato che ci troviamo di fronte al primo lavoro dei Disco Noir. Tutti i brani riescono per quaranta minuti a infondere quel sentimento malinconico di cui abbiamo inizialmente parlato, come se ci trovassimo davanti ad un paesaggio mozzafiato, tanto bello quanto fuggevole. Un ottimo lavoro di una band da tenere decisamente sott’occhio.

 

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La recensione Aware di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-02 00:00:00

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