My invisible friend
My invisible friend 2015 - Noise, Shoegaze

My invisible friend

Tre brani in bilico tra rifrazioni dream pop e sciamanesimo psichedelico, chitarre abrasive e nenie ipnotiche.

Si apre con un mantra liquido lungo oltre cinque minuti l’esordio omonimo dei parmensi My Invisible Friend, esordio che dispensa in egual misura noise e miele, shoegaze e oniricità e del quale “O.N.S.” – questo il titolo della traccia d’apertura - costituisce una dichiarazione d’intenti fin troppo spregiudicata ma di un’onestà ferrea: qui si fa sul serio. Tre brani in bilico tra rifrazioni dream pop e sciamanesimo psichedelico, chitarre abrasive e nenie ipnotiche, dove la voce di Ann e le chitarre di Cristian e Joe disegnano vortici ipercinetici di conturbante bellezza.

Con “Eyes”, i My Bloody Valentine di “Isn’t Anything” sono molto più che una presentia in absentia, ma è la differente attitudine del trio emiliano a portare a casa il risultato senza apparire troppo filologici. E comunque, se proprio volessimo giocare al gioco dei rimandi, più che ai capostipiti del genere, questo lavoro richiama piuttosto le nuove leve che nel frattempo si sono formate all’ombra del culto shieldsiano e segnatamente ai texani Ringo Deathstarr o ai nostri connazionali Sonic Jesus, due ottimi esempi di come un genere codificato e vissuto in maniera fortemente ortodossa, possa evolvere in qualcosa di più dilatato e dreamy. Con i cinque minuti e quaranta secondi di “Dear Mary”, dove una voce riverberata all’inverosimile, chitarre affilate come cesoie ed una drum machine marziale ci catapultano direttamente in sfere oniriche care ai fratelli Reid (The Jesus and Mary Chain), si chiude questa coraggiosa esplorazione in territori musicali impervi e scoscesi.

Predire un futuro di fama e gloria a tre ragazzi affaciatisi di fresco sul panorama musicale nostrano sulla scorta di sole tre tracce, non si fa. Ed infatti non lo faremo, però se i prodromi sono questi e tali per cui questo dischetto si fa ascoltare e riascoltare con un piacere quasi fisico, allora augurare loro semplicemente buona fortuna, ci sembra il minimo.

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