Teatralità folk e tradizione cantautorale
In questo esordio troviamo, come spesso accade, teatralità folk e tradizione cantautorale. C'è però anche molta world music: è come se paragonassimo ogni passaggio ad un gesto semplice e ripetuto; quello di aprire una scatola, poi un'altra contenuta al suo interno, poi un'altra ancora, e così via. “Hanno ucciso Colapesce” è un primo micro-film, composto da fotogrammi di denuncia contro la mafia; “Nun t'arrabbià” è il secondo involucro, e porta avanti il medesimo filone descrittivo e immaginifico, cadenzato da tamburelli ed echi passati. “Emmeraviglia (light my room tonight)” è il cuore del disco e vira verso toni più blues, diventando una ballata quasi ipnotica soprattutto nel punto affidato alla voce femminile. “Una bella giornata” invece ci riporta al tempo dei menestrelli, tra poeti e musicanti di corte.
La scrittura in questione potrebbe definirsi quasi cinematografica, senza contare che non capita spesso di sentire scacciapensieri, ukulele, penny whistle e cajon (oltre ovviamente agli strumenti canonici) uno di seguito all'altro, ed ognuno sapientemente amalgamato al piccolo mondo rappresentato in ciascun pezzo. Già gruppi come Bandabardò e Modena City Ramblers avevano aperto la strada a simili realtà, in questo caso però c'è ancora più “voracità sonora”.
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La recensione Lanterne di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-24 00:00:00
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