Prendete vecchie tastiere, drum machine e una chitarra acustiva: ecco i DPG, un mix fra live session elettronica e sperimentazioni sonore
Metto subito le mani avanti dicendo che i DPG sono una band da tenere d'occhio, forte di un'attitudine trascinante e convincente, di quelle che ti scrollano via i brutti pensieri e che ti fanno divertire. Il loro "Low Profile" è una raccolta di brani nuovi e brani vecchi, come si legge dalla loro bio, suonati e arrangiati con vecchie tastiere, drum machine e una chitarra acustica. Con il loro ep entriamo in una dimensione virtuale fatta di leggera elettronica, reminescenze più fredde e tappeti sonori caldi di synth dove ogni singolo suono trova il suo spazio fra le pieghe dei diciannove minuti di musica, un mix fra live session e sperimentazioni sonore interessanti. Passiamo fra episodi à la Drink To Me, dalle linee vocali delicate stese su pattern sonori catchy e danzerecci ("No Way To Escape"), per entrare poi in mood più oscuri quasi a ricordare i Kraftwerk più navigati ("Not A Good Guy"), fino a che i synth accompagnano un'acustica scricchiolante alla maniera di "Dagger" di Slowdive ("Darwin's Failure"). I suoni si scatenano poi di nuovo in una danza synth rock scintillante che trascina in movimenti sfrenati ("Handiclaps") per poi ritrovarsi immersi in un mashup di due cover ben note ai più ("Boys Don't Cry di The Cure e "Disorder" di Joy Division). Molto interessante sapere che dal vivo i ragazzi si avvalgono della performance di un membro del gruppo che, invece di suonare, dipinge ispirato dal sound che lo circonda, e questa è una ragione in più per scoprie subito un live dei DPG, dove sono certa il divertimento farà da padrone. Io ve l'ho detto: teneteli d'occhio.
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La recensione Low Profile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-23 00:00:00
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