Una voce che è calma piatta, un suono shoegaze che è freddo e tempesta.
La notte è lunga quanto la distanza tra due persone che hanno molte cose da dirsi e troppa paura di ascoltare. I ricordi diventano contundenti ma il risentimento è una risposta facile per chi non ha paura di sbagliare. ”Io non avrò paura”, canta Felpa con la voce che è calma piatta e un suono shoegaze che è freddo e tempesta. Daniele Carretti (già con Offlaga Disco Pax e Magpie) prosegue la sua indagine sull’animo umano. E dopo il primo capitolo intitolato “Abbandono” è tempo della “Paura”.
Felpa in questo album parla di sé all’interno di un discorso a due, nel quale le resistenze reciproche sono un gioco di riflessioni condivise che si specchiano nel viso ora dell’uno ora dell’altra. La solitudine, le resistenze, la paura, l’inverno: è un universo ridotto a quattro elementi e due soggetti, un io che non può prescindere da un tu e un noi che non prevede un loro. “Inverno” ha lo struggimento al ralenti degli Slowdive - e già questo fa capire molto - abbinato però a un approccio che spogliato di ogni delay sarebbe cantautorale. “Paura mai” velocizza la drum machine e lascia spazio a sensazioni lievi, tipo dei Cure in fuga dalla paranoia ma braccati dalla malinconia. E poi c’è la chiusura dream pop di “Luce”, che riprende le note dell’iniziale “Buio” aggiungendo una voce che come un mantra ripete ancora una volta ”Io non avrò paura, io non più paura”. Un’affermazione che suona più come una promessa che come una certezza. Ma l’introversione è l’arte di parlare chiaro tra le righe. E Felpa è chiarissimo anche quando nasconde la sua storia tra distorsioni e riverberi, tra allusioni e verità, tra dubbi e paure.
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La recensione Paura di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-05 09:00:00
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