Un esordio intelligente e curato, tra oscillatori ipnotici e beat nervosi.
Band intelligente i Torafugu, scelgono una strada non nuova ma a loro modo sanno tracciare il proprio solco. Merito di suoni - per lo più elettronici - non casuali, di stratificazioni ben strutturate, di una buona padronanza dei propri mezzi.
"Downtime" si apre con un primo pezzo, "Paralyzed", che ha in sé tutte le caratteristiche dell’album: loop ipnotici, pattern nervosi quasi alla Prodigy e una voce dinamica che spicca sempre, quasi a voler trascinare lei stessa l’ascoltatore talvolta prendendolo per i capelli, talvolta accarezzandolo come nella seguente "Your Chaos". Il denominatore comune pare essere una persistente tensione in grado di esplodere in qualsiasi istante, tuttavia il titolo "Downtim"e non dev’essere stato scelto a caso, la tensione è costante e invariata lungo tutto il disco e non esplode mai, lasciandoci in una sorta di attesa infinita per un’esplosione. Persino brani come "Noise Of Reality" e "Misconception" (dal sapore vagamente Depeche Mode), con le loro mutazioni, mantengono la loro identità costantemente, aggrappandosi ad un beat come una radice alla terra. Beat che viene infine riposto in un cassetto per l’ultimo pezzo "This River", una drammatica conclusione a cappella in cui l’elettronica non può che permeare l’unico strumento presente: la voce. Si potrebbe quasi definire un canto gregoriano 2.0.
Un disco interessante questo "Downtime", se ne apprezzano facilmente la cura per i dettagli e la qualità dei suoni, caratteristiche sempre più rare che troppi musicisti di oggi pensano di trovare nella scatola assieme al synth.
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La recensione Downtime di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-22 00:00:00
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