Viaggio in un rave cyberpunk
L’ascolto di ChemTrails_Era ci catapulta immediatamente in un’atmosfera da rave underground, dove troviamo non tanto – e non solo – la sperimentazione, quanto l’oscurità, la rudezza, la pericolosità e la sporcizia che si fanno estetica. Dunque troviamo la travolgente carica punk (il punk degli inizi, della droga e del “no future”, non quello imbellettato e commerciale), l’immaginazione dark e una tensione verso la proiezione di un futuro – brutto, un futuro brutto.
Immersi in una tale atmosfera cyberpunk, alcuni riferimenti visuali sono più efficaci di quelli musicali per capire meglio di quale distopia si tratta: non quella raffinata di "Io, Robot" o di "Gattaca", ma quella sporca, quella appunto rave, di "Blade Runner", "Akira" o "Matrix".
I suoni dark fanno dunque da padroni, non lasciano grande speranza alla gioia o al sogno. Le nubi della copertina hanno avvolto tutto il cielo, nascosto ogni raggio. Nell’oscurità, intravediamo soltanto un misticismo sotteso, non onirico, bensì, appunto, cibernetico, come se ci trovassimo, anziché dentro la testa di una persona visionaria, dentro un computer dove si sommano e si mischiano diverse voci, suoni e ritmi. L’insieme è un magma avvolgente, ma freddo e distaccato, forse perché non permette a nessuna traccia di spiccare in modo particolare, forse perché quel tipo di distopia non convince, forse perché il rave, costruito in un futuro bruciato, è troppo oscuro e distante.
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La recensione ChemTrails_Era di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-21 00:00:00
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