Una jam session ragionata e sedimentata nel tempo, di una delicatezza e imprevedibilità singolare.
Il tempo, si sa, è la miglior medicina: allevia le sofferenze di corpo e anima, fa invecchiare il vino e, a quanto pare, migliora anche gli album. Perché il progetto dei romani Sin-è, che nasce inizialmente come un semplice arrangiamento musicale attorno alla voce e al piano di Alessio d’Auria, è il risultato di una sedimentazione nel tempo che finalmente vede la luce nella sua interezza.
Nonostante la centralità di D’Auria all’interno del missaggio delle tracce, si aggiungono a questo nucleo dialoghi e fraseggi di una delicatezza e di una imprevedibilità singolare, che fanno di "Alla luce del monoscopio" un album ibrido, che spazia tra il jazz e l’etnica, passando per l’elettronica e la sinfonia. Una sorta di jam session ragionata, se così si può dire, dove la ritmica della batteria di Luciano Pecoraro e il basso di Emilio De Filippis contribuiscono a creare dinamiche fresche e frizzanti senza appesantire la linea vocale di D’Auria, pulita e delicata.
In questo carosello di armonie c’è spazio anche per il sax, strumento principe dell’improvvisazione, che disegna il malinconico e dolce assolo di “Una domenica al vento”. Questa canzone descrive a pieno il tipico rituale festivo dell’italiano medio: un ritmo fumoso e pigro, diviso tra la classica abbuffata del pranzo e Novantesimo Minuto guardato rigorosamente con le chiappe sprofondate nel divano. La raffinatezza del pezzo – nonostante il testo richiami alla mente un eroe fantozziano, piuttosto che un lord inglese – ricorda un po’ le atmosfere anni sessanta degli chansonnier alla Fred Bongusto, quelli con la sigaretta in bocca e lo sguardo intriso di leopardiana solitudine.
Nella sua complessità, "Alla luce del monoscopio" riesce comunque a non appesantire chi lo ascolta, anche se magari richiederebbe più che un semplice ascolto in mobilità, vista la ricca sedimentazione musicale. Probabilmente un’immersione lenta, quando siamo dolcemente sdraiati sul divano. E con la tivù rigorosamente spenta.
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La recensione Alla luce del monoscopio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-10 00:00:00
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