Un musicista bravissimo che dopo vari tentativi trova finalmente la quadratura del suo cerchio
Silvio Pasqualini ha finalmente trovato la quadratura del cerchio. Lo avevamo ascoltato negli Australia e ne I Robot, due progetti che difficilmente andavano oltre il carino, e si sa, carino si può dire di un bimbo che fa la prima comunione, non di un disco.
Poi ecco che boom!, te lo ritrovi dal vivo con una scarna esibizione voce e pianoforte, e lì da solo, vestito come Kid Rock ma con una discreta madonna tatuata sul braccio, tutto mi potevo aspettare tranne questa dolcezza e la capacità di toccare le corde intime e nascoste dell'emotività di tutti gli astanti.
Quando il giorno dopo gli ho scritto per sapere se avesse messo qualcosa su supporto, non potevo sapere che mi avrebbe passato questo ep che è ancora più bello e più emozionante di quella scarna esibizione a Firenze. Ricorda i momenti più magici degli Afterhours di una volta (“La grande paura”), con soluzioni vicine alle prime sperimentazioni psichedeliche dei Beatles, alla “Strawberry Fields Forever”, per capirci.
Tra i cinque brani i primi quattro sono forti, e dico forti solo per smetterla di usare i superlativi assoluti, anche se se li meriterebbero tutti. Senti il ritornello de “I mostri”, “Sai Dio non c'è / O non ama certo me / Sai Dio non c'è / O non parla più con me”, sensuale ma delicato, quasi femminile, con gli hooks di tastiere e synth a unire il tappeto sonoro in un unico, scorrevole brano dalla caratura pop. “Tutti i nomi del diavolo” è il brano scritto da Satana in persona per entrare nella testa ed essere canticchiato tutto il giorno, con gli arrangiamenti tipici proprio della band di Agnelli; “Masanobu Fukuoka Regna” è il brano lo-fi, dedicato al pioniere dell'agricoltura del non fare.
Inoltre Silvio ha una voce bellissima, anche quando spinge come in “Squali”, ed è un bravissimo scrittore di testi, con quelle metafore sul pugilato e su chi ne ha prese tante, ma tante, eppure è ancora in piedi. Messe così nero su bianco queste considerazioni posso sembrare neutre e standardizzate, ma non c'è nessun altro modo per descrivervi l'entusiasmo per un piccolo gioiellino pop su cui veramente non c'è una virgola da recriminare. Di cosa potrei lamentarmi? Forse del fatto che i timbri e la qualità di registrazione possano essere sensibilmente migliorati? Del fatto che sembra che Silvio non ci provi fino in fondo a promuoversi, non si spelli le mani per spammare su Facebook, non mandi email roboanti, non mi contatti agli orari meno opportuni per suggerire di ascoltare il suo nuovo singolo? Ma chi se ne frega: dalla sua musica, adesso, si percepisce la calma e la pazienza di chi sa di aver scritto dei brani più che convincenti, e in qualche modo il karma o chi per lui lo ripagherà. Intanto qui, ascoltiamo il suo ep con viva e vibrante soddisfazione.
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La recensione El Xicano EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-23 00:00:00
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