“Girotondo” di Nicola Pisu potrebbe essere un album convincente, emozionante e ben scritto. Ma c’è un problema di fondo: è uguale a Fabrizio De Andrè.
Chiaramente Nicola Pisu è un cantautore, quindi mette al centro le parole e i testi, e un parallelismo col cantautorato italiano, e specialmente con quello di De Andrè, è ovvio; ma non si tratta di questo. Il fatto è che sin dal primo brano l’album sembra in tutto e per tutto un album di De Andrè. Innanzitutto, la voce. La voce di Pisu è molto simile a quella del cantautore genovese, e la usa allo stesso modo; le parole sono scandite molto bene e non ci si sbilancia mai in un canto, in un picco di voce, ma quest’ultima si mantiene sempre minimale, sempre in favore alla narrazione, così come ci ha insegnato Faber. L’utiilizzo del parlato contribuisce a focalizzare l'attenzione sui testi, decisamente ben scritti ma, anche in questo caso, si nota una grandissima somiglianza stilistica, sia per quanto riguarda il linguaggio di per sé che per i temi trattati; infatti, “Girotondo” è un concept album che raccoglie ritratti di solitudine ed emarginazione e lo fa eleggendo a “tipi” i soggetti che incontra (come emerge dai titoli, ad esempio “Madre” e “Rom”), sempre raccontati da un punto di vista esterno e proprio in questo ritroviamo le grandi narrazioni alla De Andrè (un esempio su tutti l’album “Non al denaro, non all’amore né al cielo” ispirato all’Antologia di Spoon River) che diventano tutte narrazioni “epiche”, proprio per quel suo tipizzare i soggetti dei suoi brani. Complice di questo percorso “epico” è il linguaggio di uno dei padri della scuola genovese, un linguaggio aulico, colto ed estremamente raffinato, che porta a creare quella dimensione “esterna” di cui si parlava prima e che notiamo anche nel caso di Pisu. Infine, la musica. Così come De Andrè intreccia il cantautorato con la musica folk e incursioni etniche, Nicola Pisu infarcisce i suoi brani con moltissimi strumenti etnici e sonorità folk, ottenendo un bel risultato.
“Girotondo” di Nicola Pisu è un buon album, di grande intensità, peccato per il fantasma di De Andrè che aleggia, e che finisce per togliere l’attenzione dal talento di Pisu.
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