Piazzati a cavallo del punk rock anni settanta, sellato ed imbrigliato con lo stoner ed il grunge contemporaneo
The Buckle è un progetto nato fuori dal tempo, cresciuto e sviluppato all’insegna della passione per la musica, quella che piace a loro, e quella che piace a noi: il rock massiccio, duro, sudato, quello che calza perfettamente in uno scenario disinteressato alle opinioni di terzi, quello che trova il suo giusto spazio non in un disco, ma su un palco emerso da un mare di teste ondeggianti.
The Buckle è anche il nome del loro album d’esordio, sviluppato in 11 tracce ma con un unico messaggio forte e chiaro: loro vogliono spaccare. Si scovano immediatamente alcune influenze d’oltreoceano come QOTSA, Hellacopters o MC5, che sebbene viaggino in un arco temporale che spazia su più decadi, loro ne hanno fatto una sintesi consapevole e armonica. "Sick", la prima traccia, è un po’ il manifesto di quanto detto prima, concetto di per sé già ampiamente portato alla luce dal loro primo singolo “Over”, perfettamente piazzato a cavallo del punk rock anni settanta, sellato ed imbrigliato con lo stoner ed il grunge contemporaneo.
Registrato in analogico, i suoni di questo disco fanno respirare subito la spontaneità del progetto, che coinvolge chi ascolta come se fosse realmente spettatore nella loro sala prove. Il cantato in inglese gioca un ruolo decisivo nel complesso, aiuta il tutto a spingere non solo da un punto di vista melodico, ma anche da un punto di vista mediatico, conferendo loro quello slancio verso un pubblico che può tranquillamente definirsi internazionale.
È il loro primo album, c’è tanta strada da fare, ma ci sono tutti gli ingredienti per far bene. La palla è nelle loro mani, a noi non resta che stappare un paio di birre ed alzare il volume quando passano i The Buckle.
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La recensione Thebuckle di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-13 00:00:00
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