È necessario avere stile anche per la critica sociale.
Ci risiamo. La critica sociale. Niente di male nella critica sociale, ma quella dei Movimento in Darsena risulta fin troppo semplicistica e banalizzata; in “Chi vince paga” cantano “ci avete illusi e disorientati” mentre in “L’età dell’involuzione”, titolo che dà il nome all’album, attaccano indignati l’effetto disumanizzante dei social network, “e se ti posto un bel culo chissà quanti like prendo”. Niente di nuovo. Solo due brani traggono spunto dalla vita quotidiana, dal vissuto personale ma registrano, anch’essi, uno scarso livello di stile di scrittura (“non ti ho cercata forse mi hai scoperto tu” costituisce il picco poetico-filosofico de “La mia fatica” mentre in “Non mi sento uguale” giochi di parole come “la pressione sale ma il tuo sale fa male” lasciano proprio senza fiato). A supporto dei testi i Movimento In Darsena scelgono un rock classico -chitarra, batteria e basso- dove i riff di chitarra, ad esempio quelli de “La mia fatica” o di “Non mi sento uguale”, sembrano fini a se stessi e poco eleganti, come richiederebbe la matrice blues cui dicono ispirarsi.
Certo, non si può dire che non siano tecnicamente bravi, o che non abbiano una certa dose di “credibilità”. Ma la critica sociale è una questione delicata, che richiede estremismo, forte personalità e non certamente una temperata e superficiale indignazione, accompagnata da testi che paiono sprofondare nella banalità e in una ricerca stilistica assente o superficiale. Per la musica in genere è necessario avere stile, distinguersi e non assomigliare ad altre centinaia di gruppi in cerca di successo. Purtroppo, i Movimento In Darsena danno proprio questa impressione.
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La recensione L'Età dell'Involuzione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-16 00:00:00
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