Attitudine punk, suono sporco, una carica esplosiva
Una demo che non pretende di essere più di quel che è: il risultato vivo e genuino di una registrazione in presa diretta, nata di venerdì 13 a piedi scalzi ed energia anni ’90 tenuta in caldo.
Le Bruise Gretel ci regalano (l’ep è scaricabile per intero) quattro pezzi di cattiveria addomesticata che celebrano Kurt Cobain e i Misfits su tutti, gli idoli inarrivabili, i maestri inconsapevoli per i quali hanno deciso che valeva la pena mettersi in gioco. Frequentano a lungo il mondo delle cover band (Babes in Toyland, Misfits) prima di passare alla scrittura di pezzi originali grunge e punk rock. La voce melodica e pulita di Valex (al basso) fa da contraltare a quella graffiata di Frances. Le ragazze amano scrivere e cantare in inglese: la lingua d’origine dei loro numi musicali fa quasi parte del genere per le Bruise Gretel. E va bene così.
Conservano l’attitudine punk al suono sporco e lontano dalla post produzione, alla costruzione di pezzi semplici, nati da un buon giro di chitarra o basso sul quale poi si innestano melodia e parole. Ogni pezzo ha una sua identità ben distinta che catalizza il riascolto e la memorizzazione. A partire da “Carrot”, il primo scritto in gruppo, e il primo del disco, carico di forza sin dai primi accordi di chitarra. L’aneddoto autobiografico e i rigurgiti di cultura televisiva si mescolano alla carica esplosiva delle quattro amiche livornesi che amano definirsi Femel Riot Grunge Band. “Dinosaurs e Mosquitos” nasce da reminiscenze verbali di serie tv (il ritornello “Live together, die alone”, pare sia il titolo di una puntata di "Lost"). “My recurring dream” è il pezzo più scuro del disco, più grunge. Il sogno ricorrente di essere rinchiusi in un manicomio, in un asylum privato e personalissimo, fatto di solitudine e contraddizioni, di etichette che si cerca di scrollarsi di dosso, di preghiere (“I’m not crazy, set me free”) cantate in piedi, col ventre ricurvo su se stesso, il tono discendente.
Le Bruise Gretel hanno intenzione di registrare un album entro la fine del 2015. E noi attendiamo, punzecchiati da questo primo assaggio. Hanno carattere, adesso però hanno anche il dovere di dimostrarlo.
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La recensione Friday 13th di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-03 00:00:00
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