Attenti sul campo musicale internazionale, sintetizzano le influenze dei vari Black Keys, Jack White o Arcade Fire per farne un’idea assolutamente coerente, diretta e contemporanea.
Volente o nolente, globalizzazione è sia contaminazione che rielaborazione musicale. Si dice che gli artisti rubino, non copino, ed ecco allora che prende valore l'ascolto ed il gusto personale dell'artista, ma in un momento così fortemente coeso, dove anche l'alternativa musicale diventa semanticamente contradditoria, ritrovarsi ad ascoltare "The brand new dawn" dei Rusty Blues Propellers equivale ad una boccata d’ossigeno. Attenti sul campo musicale internazionale, sintetizzano le influenze dei vari Black Keys, Jack White o Arcade Fire per farne un’idea assolutamente coerente, diretta e contemporanea.
“Everybody Cheats On Me”, la prima traccia, racchiude in sé una sorta di indice all’ascolto, ci sono tutti gli ingredienti che successivamente, in pesi e misure differenti, daranno forma a tutte e dieci le tracce del disco: aggressività, distorsioni, fuzz e ritmica ridondante, eccezion fatta per la ballad “The Story That Should Never Be Told”, e “Hide Yourself In a Shell”, che rispolvera qualche reminiscenza del grunge made in Seattle.
Sebbene la giovane band viareggina si sia appena lanciata definitivamente nel caotico mercato discografico, non si può non lodare l’intento di realizzare un album concettualmente definito, con un tiro preciso e costante che coinvolge tanto la musica quanto il cantato. L’artwork oltretutto è stato interamente curato da Eugenio Bucci (voce), fattore non trascurabile, la dice lunga sulla mentalità del gruppo, che si prefigge di coinvolgere ed abbracciare da più prospettive le attenzioni dell’ascoltatore.
Un buon inizio per i Rusty Blues Propellers, l’album arriva in un ottimo momento storico per la loro idea di musica, contesto che può far sì che siano essi stessi ad aiutarsi a diventare grandi, con la promessa di considerare "The brand new dawn" come un valido punto di partenza per un percorso futuro che vedrà scemare un po’ di influenze per lasciare più spazio ad un’originalità che è indubbiamente presente, ma magari un po’ costretta da un bagaglio di esperienza che, gioco forza, allenterà il guinzaglio con il procedere del tempo.
---
La recensione The brand new dawn di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-16 00:00:00
COMMENTI