Dubbi e rimedi per una vita al di là del tempo e dello spazio.
Avete presente un diagramma a torta? Uno di quei grafici a disco tridimensionale da cui sbucano le porzioni con la relativa percentuale, delle fette colorate molto efficaci per visualizzare l'entità dei risultati. Un giorno all'improvviso ti fermi e decidi di fare della tua vita un diagramma a torta, diviso in dieci macro-sezioni in cui mettere gli affetti, la percezione di te stesso, gli scazzi, le riflessioni, tutto bello ordinato in triangoli.
Paletti in questo disco ha messo la propria vita in dieci canzoni. Riduttivo? Non se si limitano lo spazio e il tempo.
"Qui e Ora" sono confini spazio temporali minimi, che danno l'idea della fermezza, di quell'istantaneità imprescindibile per disegnare gli spicchi di una personale torta fatta di smarrimento e soluzioni in chiave synth-pop.
I momenti descritti dal cantautore bresciano nella prima metà dell'album sono compressi in ritmi altalenanti: l'ipocrisia dell'uomo medio che giudica a priori ("Barabba") passa attraverso un pezzo dai bassi scuri e un ritornello alla Human League, l'amore semplice che arriva da solo senza stratagemmi ("Avere Te") viaggia ad alti bpm e rimane in testa dopo due ascolti, la messa in scena della gelosia e delle paturnie di coppia ("My Darling") è un divertente susseguirsi di ludici suoni e campionamenti midtempo.
Si prendono le distanze da quel "Ergo Sum" di tempo fa: adesso ciò che si è, vacilla, e non è detto che qualche cenno di Bluvertigo, Cosmo o Kraftwerk basti per ritrovarsi completamente.
La seconda porzione di torta Paletti la dedica ai rimedi. Rimedi ai fastidi piccoli o grandi, superficiali o profondi che siano, quelli che alla fine fanno vivere male. Piccole dosi di "Valeriana e Marijuana" possono curare dalle odiose perdite di tempo e dalle lentezze altrui, un semplice "La La Lah" (brano al cui testo da un giro di vite Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti) cantato con ritmo cadenzato alleggerisce il cervello e predispone all'autostima; rimanere da soli al buio, sul divano anche se è venerdì, farsi semplicemente i fatti propri e provare dipendenza verso Il "Suono del Silenzio" è un toccasana migliore del Cynar contro il logorio della vita moderna.
Il terzo lavoro di Pietro Paletti ha una direzione precisa, mira al buon vivere ed anche al buon suonare. La ricerca musicale di "Qui e Ora" ha generato un frutto bello e saporito, la componente elettronica è dominante su tutto, i suoni anni '80 sono inconfondibili e la struttura delle canzoni non potrebbe essere più pop e didascalica, ma è proprio questo che rende questo disco un piccolo bignami di esperienze formative da cui prendere spunto. Sono i dubbi che ti riducono in schiavitù, i continui ripensamenti bloccano, tutto scorre davanti e tu sei impotente, arrivi a non riconoscerti nei tuoi stessi pensieri, ti vuoi ripulire da tutto e tornare nuovo. C'è un momento in questo album in cui cadono le barriere, arrivano aperture melodiche inaspettate ("I Miei Pensieri") e la denuncia di una mancanza di gravità e "Certezza" è disarmante. Ciò che resta è la consapevolezza che la vita ci cambia di continuo e il futuro è imprevedibile: non rimane che scrivere canzoni autoironiche per galleggiare in questo posto, e in questo momento.
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La recensione Qui e ora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-09 00:00:00
COMMENTI (2)
Io giuro che non capisco. Il disco precente era moooooolto leggero eppure gradevole. Qui mi sembra che oltre ad una paraculagine davvero ragionata i testi rasentino quelli di Alexia. Ma comunque, buona fortuna...
a me spiace, ma tutto quello che mi aveva colpito in "dominus", non lo ritrovo nei due album che lo hanno seguito(ma sprattutto in questo).Questo ondivagare tra una influenza e l'altra, alla ricerca di chissà quale formula, porta Paletti lontano da quel ep e dai miei gusti personali.
essere popolari non significa necessariamente essere leggeri , e infatti, gli episodi piu riusciti, a mio modo di vedere, sono "qui e ora" e "get me high".Per il resto, molta elettronica caramellosa dal sapore 80's(bluvertigo, appunto), di cui non avevo proprio nostalgia. Anche il modo di cantare ha quella cadenza robotica che mi porta alla mente Camerini, al quale preferisco sicuramente Battisti, forte connotazione degli inizi.Ecco, "galleggiare" descrive perfettamente la sensazione che provo rispetto a cio che sta facendo Paletti. La paura di annegare gli impedisce di nuotare e lo lascia in balia delle correnti. Continuerò ad aspettarmi molto da lui, nella speranza di rivedere presto il Paletti che tanto mi colpi al suo esordio, quello di "raccontami di te", per intenderci.