"La fine del mondo" è il racconto di un viaggio, che come tutti i viaggi nutre l'anima, cambia chi lo compie e anche un po' chi ne ascolta il risultato.
Se tutte le storie finite male si trasformassero in dischi, verrebbe da dire che lasciarsi non è poi così brutto. "La fine del mondo" sembra arrivare dalla necessità di fermarsi a riflettere, per riprendere in mano la propria vita dopo un periodo buio: atmosfere cupe e introspettive si trasformano lentamente, come in un sogno pilotato.
Simona Norato fa fluire le proprie emozioni incanalandole verso generi musicali apparentemente non conciliabili, che però in questo lavoro trovano un senso. I toni dark iniziali cedono subito il passo all'energia di "Scultore", che in chiave rock sperimenta nuove forme. "Betty Blu" è un crescendo di riverberi che porta quasi al caos, mentre "L'intervallo" capovolge il punto di vista con suoni elettronici a supportare un testo lisergico cantato in inglese. Quasi bluriana la successiva "Mezza mela", che in meno di un minuto racconta che una canzone può nascere da qualsiasi spunto; "Vertigine blu" invece unisce la vocalità potente e retrò di Antonella Ruggiero allo stile passionale di Cristina Donà.
"Scimmia" rimescola le carte in tavola con l'aggiunta di sonorità electro-pop che vengono amplificate nella successiva "Negli anni 80", ode new-wave alla decade dei synth. "La fine del mondo" è il racconto di un viaggio, che come tutti i viaggi nutre l'anima, cambia chi lo compie e anche un po' chi ne ascolta il risultato.
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La recensione LA FINE DEL MONDO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-03 00:00:00
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