Habanero: La porta tra antico e moderno.
Il fuoco che ammalia, il desiderio che consuma, il fascino che incatena. Approcciarsi a questo primo disco dei Fakir Thongs è come visitare un paese che sempre ha avuto un posto nel nostro immaginario, ma che mai ci saremmo aspettati di conoscere di persona. È un lungo e caleidoscopico pellegrinaggio in un panorama di contrasti e spazi ora aperti, ora serrati e d'impatto. Particolare è il modo in cui riescono a fondere così tanti sapori e armonie riuscendo nel contempo a non rendere l'incedere noioso o prolisso, ma anzi un imprevedibile scoperta che si sussegue brano dopo brano e che forse trova nella titletrack la sua piena rappresentazione, fatta di pulsanti vibrazioni elettriche ed impetuose cavalcate di arpeggi ben sorrette da una voce pienamente a suo agio in ogni fraseggio. Mai come in questo caso una perfetta commistione tra partitura vocale e strumentale è essenziale per far si che lo stupore non vada scemando lungo alcuni dei brani più lunghi del disco come "Seven" o "Through the Chimney", e i Fakir Thongs ci riescono in pieno, rendendo di fatto il mosaico sonoro come un saliscendi di note che hanno il gusto speziato di luoghi lontani e misteriosi.
Sinceramente poliedrici, il gruppo rapisce ed appassiona, richiamando stili prettamente stoner ma anche atmosfere tipiche dei King Crimson nel loro divenire forme incostanti e sempre nuove nelle menti di chi ascolta. Si arriva così alla fine positivamente colpiti dalla forza di questo disco, dal suo sapore antico e moderno e dalla sua personalità contesa tra psichedelia ed urgenza stoner, pienamente appagati e desiderosi ancora di lasciarsi andare ad un nuovo, ardente, trip sonoro ed emotivo, che la cover gitana ben suggerisce nei sui tratti caldi ed esotici.
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La recensione Habanero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-30 23:00:00
COMMENTI (2)
Forza, atmosfera e ispirazione. Complimenti Fakir!!
Bravi Fakir,
musica davvero interessante e soprattuto "genuina".
Rock on!