Certe volte invecchiare e lasciarsi andare nello spazio cosmico non può far che bene. Soprattutto per chi si diletta con l’elettronica casalinga.
Mesi addietro avevamo lasciato Lost In A Cup Of Coffee nella densa solitudine della sua cameretta a comporre cupa musica elettronica dai contorni piuttosto confusi e derivativi (giusto per rinfrescarvi la memoria eravamo dalle parti dei New Order). Oggi lo ritroviamo ancora là ma visibilmente più assorto a contemplare, dalle tendine scostate, le misteriose dinamiche celesti piuttosto che ad assecondare le nostalgie velatamente danzerecce d’inizio ’80 come nel suo precedente progetto.
Come spesso accade ci si accorge d’invecchiare quando il passato comincia ad attaccarcisi addosso come una ragnatela e così è anche per il buon Michele Mallia che, già dalla prima traccia, “Lambda star”, ci svela fin da subito le sue voglie siderali tanto devote alla kosmische musik di un quarantennio fa. Il neurone atmosferico di “Ambient selection” si dipana, infatti, lungo la scia stellare già solcata in passato da personcine come Popol Vuh e Tangerine Dream per quanto a questo giro piacevolmente ossigenata dai fluttuanti umori post-rock delle 6 corde (“Distese di sabbia”, “Reasf”, “Alice X”) e da fugaci rigurgiti new wave (“Francesca”).
Ad eccezione degli undici minuti dispersivi e scoordinati di “Giorgia” tutto il resto sembra testimoniare, rispetto ai primi esperimenti, uno step qualitativo di non poco conto, in quella sua radicale rimozione delle leggerezze (future) pop a vantaggio di un ben più didascalico e serioso ambient lunare che tanto deve alla quadrata Germania degli anni ’70.
Insomma, in certi casi, invecchiare e lasciarsi andare nello spazio cosmico senza inibizioni non può far che bene. Dico bene caro ragazzo scomparso in una tazza di caffè?
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La recensione Ambient Selection di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-19 08:00:00
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