La dolcissima immagine sfocata di un bambino, capelli a caschetto e maglietta rossa, che si passa una mano sulla fronte, come per scrollare via il peso della vita. Questa è la copertina del secondo lavoro degli Alcarez, sensazione d’innocenza che mi predispone positivamente all’ascolto.
Da subito inequivocabili le ispirazioni dei quattro piacentini: dai Sigur Ros ai Radiohead nella prima traccia, esclusivamente strumentale, e nei trait d’union tra un brano e l’altro, ai Marlene Kuntz nelle liriche e nelle distorsioni. Obiettivi notevolmente alti quelli che il giovane gruppo si prefigge sperimentando le eteree ed evanescenti atmosfere islandesi, nonché utilizzando termini e metafore poco consueti, al di fuori del linguaggio comune. Ed obiettivi che non sempre sono raggiunti quando le sperimentazioni finiscono per ricordare il decollo dei dischi volanti della fiera o le indimenticate cinque note di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”; concordo poi nell’andare oltre le banalissime/fastidiosissime/onnipresenti ‘tre parole’, ma salvi per un pelo dal rimanere intrappolati nella rete di sofisticazioni linguistiche alla Godano: non sempre è piacevole dover sfogliare un dizionario prima di lasciarsi trasportare completamente da una canzone, specie se dal forte impatto acustico ed emotivo, è un freno inibitore.
A scapito di brani come “Soltanto Mimiche”, “Sua maestà”, dove le sensazioni visive date dalla foto di copertina sono effettivamente tradotte ed amplificate in musica, alcuni giri risultano davvero troppo ripetuti e dilatati (“L’intento futile”). Personalmente ho apprezzato il timbro della voce, delicata, a tratti necessariamente defilata, capace di esprimere il senso d’inadeguatezza adolescenziale. Ma è l’attitudine che fa la differenza. E l’attitudine con la quale gli Alcarez mirano al loro obiettivo è senz’altro umile e passionale.
“I volti non geometrici di Luca Cambiaso” è un disco che lascia poco spazio all’originalità, poiché troppo occupato a ricreare e fondere i sound dei gruppi sopra citati, ma da cui trapela tutta la serietà di questi musicisti, che vanno incoraggiati a continuare sintonizzandosi sulle proprie ispirazioni. In ogni caso, centomila volte meglio seguire esempi come questi piuttosto che assumere atteggiamenti da rockstar ‘su e giù da un palco’, sarebbe stato troppo facile, e per troppi gruppi, purtroppo, lo è.
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La recensione I volti non geometrici di Luca Cambiaso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-10-31 00:00:00
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