Friz ci racconta di vita, morte e scopate
Nel mezzo di vari modi di intendere il rap, da quello più scrauso o aggressivo, dove in ogni canzone gli argomenti trattati sono sempre gli stessi (sesso, droga, politica, soldi) sentiti e risentiti, quelli che parlano di sentimento e vita quotidiana si contano sulla punta delle dita (vedi Mecna).
Friz, artista cui musica si articola tra rap e soul, cerca di emergere dalla brodaglia di parolacce, tipe e zio sparati a caso con il suo nuovo ep: "Rose Sélavy?".
Su basi sensuali e vellutate il rapper racconta il suo disagio personale, ma anche storie di amori disperati, per poi passare a testi di autocritica e di denuncia sociale.
In "Leopardi", prima traccia dell'ep, Friz sembra porsi in parallelo con il noto poeta romantico nostrano, e nonostante il paragone nettamente esagerato (essere tristi e scrivere poesie non basta ovviamente) l'insieme base-testo risulta buono.
Proseguendo, in vari brani come "L'ultimo piano del paradiso", Friz si serve di basi altrui (in questo caso "No Diggity" nella versione di Chet Faker), un'idea buona ma ci sarebbe piaciuto sentire anche qualcosa di originale. La scrittura tuttavia non è affatto scontata e i testi sono qualitativamente molto buoni, difficilmente scadono nel banale o nella rima da Dogofiero.
L'ascolto si chiude con "Rose", una lettera indirizzata ad una ragazza dai capelli mossi; qui Friz parla di un rapporto travagliato, come evidenzia l'affermazione/domanda remissiva del ritornello, dove è ripetuta la frase: "Rose, c'est la vie?".
Un ep dal titolo scritto in francese storpiato che ci presenta un rapper un po' al di fuori dagli schemi, il cui lavoro risulta promettente seppure ancora grezzo.
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La recensione Rose Sélavy? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-17 00:00:00
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