Idee originali per ravvivare un genere molto codificato
Per chi come me durante l'adolescenza si è nutrito a latte e grunge, questo disco dei Dealma è un tuffo nel passato con tutte le Dr. Martens: sin dalla prima due tracce saltano all'orecchio la vocalità alla Chris Cornell, la seziona ritmica che si destreggia tra riff dritti e accenni di funk, le chitarre granulose. Sostanziale è appunto l'apporto del generosissimo basso e della sezione ritmica (batteria e percussioni), che colorano i brani di inaspettate svisate funky-tribal, mentre l'elettronica frantuma i brani più dritti con inserti che donando dinamicità ai brani (sentire “Vital Stones” per capire). I ritornelli si cantano tutti dal primo ascolto (“D.S.S.”), si apprezzano sia i brani più aggressivi (“Seasons”) che quelli più liquidi (“Ritual”), ma il pezzo che svetta sugli altri è senza dubbio “Love without mouth”, un brano che ha dalla sua una melodia veramente bella (e che altro vuoi dire di una melodia?), cresce in un climax emozionante, si avvale di un'impostazione più pop, leggera e impalpabile, coadiuvata da timbri più freschi e un arrangiamento assolutamente gustoso, cori solari, strumenti insoliti tra cui la ghironda, e il dialogo giocoso di cui si è già detto tra le percussioni e il resto della sezione ritmica.
Sicuramente i Dealma hanno delle idee originali per ravvivare un genere molto codificato, qualche volta adombrate dal fatto che non si può proprio non andare con la mente ai Soundgarden (soprattutto come già detto a causa della voce). È necessario approcciarsi all'ascolto in maniera meno snob possibile, lasciandosi alle spalle tutti i problemi riguardanti la scarsa attualità del genere, ma divertendosi a gustare i testi e i sottotesti, le trovate ritmiche, come i Dealma sappiano far convivere un modo classico di intendere il grunge con un'operazione di svecchiamento e reinterpretazione. Ben fatto.
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La recensione Ritual di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-18 00:00:00
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