Il primo lp degli Arbrobox: quando l'originalità non è solo nei brani.
Otto brani per otto strumenti: basso, batteria, chitarra, tastiere, clarinetto basso, due sax tenore e un contralto; una formazione insolita quella degli Arbrobox, band made in Como che non si lascia facilmente definire. Il loro omonimo disco, pubblicato alla fine del 2014, è in costante equilibrio tra generi musicali molto diversi. Parola d'ordine: eterogeneità, una sorta di mantra grazie al quale la prima traccia, "Le ire di ieri", una melodia di pianoforte dolce e armoniosa, riesce a convivere bene con l'intro quasi pop di "Motorprezzo", la seconda traccia, e a inserirsi in un crescendo di sonorità che dal basso esplosivo di "Kvint (e altre sostanze)" tocca l'apice in "Ucraina libera!", una lezione in tre minuti scarsi su cosa succede quando il balkan incontra il prog. Anche "Xantemia" di progressive ne trasuda tanto che l'ultima traccia, "Self outside", può permettersi di iniziare quasi con un sussurro e proseguire con una chitarra alla Sigur Ròs, che entra in punta di piedi e solo dopo un po' chiama in causa la batteria, filo conduttore di tutti i dodici minuti del brano. Tracklist ideale per animi mobili e moti di spirito, "Arbobrox" è un lp ben suonato da una band coesa e originale non solo nella formazione.
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La recensione Arbrobox di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-20 00:00:00
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