Vibrazioni eterogenee sfiorano tutti gli stati dell'anima. Uno degli ep più promettenti dei primi 4 mesi del 2015.
Il theremin l'avevo sempre considerato come uno strumento musicale "secondario" utilizzato prevalentemente per dar sfogo alla vena sperimentale di artisti eclettici appartenenti a band come Bluvertigo, Vinicio Capossela e Zeus!. Sono stato prontamente smentito dai Tears of Sirens, duo composto da Fabio Properzi e Giulia Riboli, che ha recentemente pubblicato l'ep "Abyss", disco autoprodotto in cui il suono misterioso e penentrante del theremin viene calato in contesti inesplorati, sganciandosi dal contesto classico e tradizionale in modo da convogliare la natura sperimentale ed etera della band attorno a questo strumento.
Così come per il theremin, che non prevede il contatto fisico dell'esecutore con lo strumento, le sonorità dell'album rinunciano volutamente a toccare superficialmente l'ascoltatore, andando a colpire invece le nostre emozioni più nascoste ed inesplorate. Gli elementi propri del panorama alternative e trip-hop propri di band come Radiohead, Portishead e Massive Attack riportano spesso a una ripetitività voluta e mai banale all'interno delle canzoni, che spesso ci spinge inconsapevolmente a canticchiarle e a riconoscerle dalla prima vibrazione del theremin.
Il disco si configura come un viaggio, un ciclo e un susseguirsi di eventi che si riflettono in una continua variazione degli stati stati d'animo dell'ascoltatore, mantenendo sempre un'alone di inquetudine grazie alle sonorità rarefatte e malinconiche presenti in tutte 5 le canzoni dell'ep. Il punto di forza dell'album è la sua natura ossimorica che lascia una libera interpretazione all'ascoltatore: tutte le tracce infatti rappresentano il tutto e il niente. Potrei dilungarmi in lunghe descrizioni di tutte le immagini mentali, lacrime, sorrisi e brividi che tracce come "Nebula" e "Beyond The Infinity" hanno evocato in me durante l'ascolto, ma queste sminuirebbero solamente la carica empatica del lavoro dei Tears of Sirens.
"Abyss" è un album stratificato che necessita di una fiducia totale da parte dell'ascoltatore: inziamo infatti una caduta progressiva verso le profondità dell'oceano a cui dobbiamo abbandonarci totalmente per superare il loro l'aspetto tenebroso ed inquietante, ritrovando una pace e una tranquillità improvvise. La ricerca continua di questi due stati d'animo durante tutto l'arco della nostra vita può essere paragonata a quella dei marinai che nei secoli passati inseguirono il desiderio di rivedere la terra ferma dopo mesi passati in mare: molti di loro, sfiancati da dure tempeste e segnati dal tempo, non portarono mai a termine questo compito, abbandonandosi invece al canto malinconico ed irresistibile delle sirene.
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La recensione The Abyss (EP) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-04 00:00:00
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