Niente scuse, questo è un disco post-rock molto buono
È un titolo che si presta a una duplice interpretazione quello scelto dai Ginah per il loro disco. “Sorry For The Delay” infatti è una doppia richiesta di scuse. Entrambe peraltro ingiustificate, nel senso che non c’è niente di cui debbano scusarsi. L’album infatti gira principalmente intorno al concetto di delay, inteso come il pedalino per chitarra, un oggetto irrinunciabile per chiunque bazzichi dalle parti di post-rock e derivati. Ma orbita pure intorno al concetto di delay inteso letteralmente come ritardo nel fare uscire queste canzoni. I Ginah spiegano di aver lavorato al cd per un paio d’anni. “La pausa ha avuto lo scopo di creare il distacco necessario per poter affrontare a mente fresca il successivo lavoro di produzione e mixaggio”, spiega la band nelle note di presentazione.
Il ritardo con cui è uscito il disco ha permesso al gruppo di perfezionare il materiale evitando dunque di pubblicare idee magari ancora acerbe. E l’effetto finale è molto buono. L’iniziale “Spora 17” è un brano space rock di grande livello, nel quale la band mette in campo una visione chiara di psichedelia moderna e circolare, fatta di strati che si sommano e traiettorie che si ripetono. “Stelle” ha un approccio meno lisergico e più emotivo. È una sorta di dolente ballata come possono intenderla delle persone che lasciano parlare solo i propri strumenti. Un pezzo che si regge prevalentemente su una costruzione raffinata della chitarra, che con poche mosse riesce a disegnare costellazioni, spazi immensi e viaggi senza fine. Ma il meglio è alla fine: “Orbitale” è post-rock stilisticamente impeccabile con in più un’ispirata propensione a scovare (e a valorizzare) la melodia giusta che viene sovrastata da un muro assordante di distorsioni.
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La recensione Sorry for the delay di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-23 09:00:00
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