Not very easy listening album di pop-folk sulla mediocrità di tutto
Maraglino Michele o Michele Maraglino che dir si voglia è un cantautore con il malincuore. A tre anni dal suo disco d'esordio esce questo "Canzoni contro la comodità", una raccolta di pensieri ammantati di negatività che rinchiudono in un'istantanea le oggettive difficoltà del vivere serenamente. Così si passa dal ragionamento sul "nulla è dovuto" di "Triste storia" che apre l'album e fin da subito inizia a corrucciarsi la faccia. Brevi rintocchi di tastiera come campanelli di case in cui nessuno apre, c'è stato un tempo in cui eravamo più ricchi sì, ma ora siamo poveri ed è giusto espiare e pentirsi del proprio scialacquare. A malincuore.
La produzione di Daniele Rotella (The Rust and the Fury) porta intensità al suono dell'intero lavoro, il folk ritmato che ci aveva ingolosito nel debutto di Maraglino è sempre presente ma più lento e vuoto di stratificazioni, le parole prima di tutto; la band di Rotella suona in "I miei coetanei" e si sente, il rock arriva tanto veloce come se ne va una volta terminato il pezzo, inno alle generazioni che hanno tutto ma che hanno poco di sostanzioso da offrire alla società.
Il consumismo e la mediocrità, questi gli argomenti cardine nella tracklist, assieme ad una perenne voglia di rivalsa nei confronti dei tempi bui in cui siamo, fanno di questo quasi un concept album dalle tinte grigie e per nulla nitide, tutto cavalca l'onda del nichilismo cronico.
"Se non saremo forti abbastanza" (ritornano i The Rust and the Fury con la voce di Francesca Lisetto) è un appello allo sporcarsi le mani e a preferire la fatica vera alle otto ore di scrivania in ufficio; "Canzone d'amore contro il consumismo" racconta il sentimento di coppia venale, il platonico si tramuta in economico e com'è difficile trovare chi ama senza giudicare.
Poi i due pezzi migliori: "Vernice" e "La Rivincita", la prima merita una menzione per il suono distorto e diverso da tutto il resto, la lunga coda psichedelica chiude le brevi elucubrazioni sul nascondersi e l'insabbiare tutto ciò che potrebbe alterare il giudizio altrui; la seconda chiude il disco ed è senza dubbio il momento più ricco, un racconto chitarra e voce di come ci si può sentire confusi e sballottati nel vivere la fine di una storia d'amore per poi rinascere e godersi se stessi (Niccolò Fabi style). A malincuore Michele Maraglino fa del "medio" un fil rouge con cui tenere assieme le poche gioie racchiuse in questa opera seconda, forse un piccolo passo indietro rispetto alla precedente per monotonia e vacuità degli arrangiamenti, che troppo spesso appesantiscono l'ascolto e fanno distrarre. Sono canzoni contro la comodità e a pensarci bene è un titolo azzeccatissimo perché un po' scomodi ci si sente ascoltandole.
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La recensione Canzoni Contro la Comodità di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-28 09:00:00
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