Ispirazione decisamente anni Settanta per l'esordio degli spezzini The Liar Trump, che frullano nella loro musica un po' di hard blues stile primi Mountain o Free, senza dimenticare ovviamente i Led Zeppelin, e la tradizione "bianca" americana filtrata attraverso le maglie del southern rock. Non mancano accenni alla psichedelia, evocata anche nei titoli dei brani, soprattutto quella più matura, successiva alla Summer of love.
I Liar Trump si accostano dunque a loro modo, con idee fresche, tecnica e personalità, a generi che non sono esattamente di moda in questo momento, e riescono nell'impresa di attualizzarli, di renderli appetibili per l'ascoltatore del 2015, con uno spirito avvicinabile ad esempio a quello dei Raconteurs di Jack White.
All'album della formazione ligure manca solo un filo più di coraggio a livello di suono - senz'altro curato e convincente, anche con buoni inserti strumentali, ma in fin dei conti abbastanza canonico - e un paio di canzoni che lascino davvero il segno: ci sono episodi interessanti, come "Like a bomb", "Colours" e la ballata "Train", ma nessuno di questi ha la stoffa per essere un singolone. Il traguardo, per i Liar Trump, appare comunque molto, molto vicino: potrebbe arrivare già col prossimo disco.
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