Il testo di una canzone può spesso contenere metafore che aiutano i musicisti a esprimere al meglio la propria visione, utilizzando immagini complesse per articolare una propria poetica e raccontare il proprio vissuto non rinunciando alla correttezza formale. Non è questo il caso di Marco Avaro & Anna Funk. Il musicista piemontese e la sua band confezionano un doppio disco con sonorità a cavallo tra elettronica e punk rock, che strizza l'occhio al rap soprattutto per la tipologia di contenuti. La voce a volte fastidiosamente graffiata che ricorda Vasco Rossi non ha niente di musicale e il parlato sembra essere la tipologia canora più consona per i 23 pezzi che compongono "Demenza precoce".
Le incursioni nel punk con ritmi tirati rischiano costantemente di cadere nella banalità più becera, specialmente se parlano di gente che fuma le canne come in "Canapa di strada", mentre a volte si fa fatica a capire dove stiamo andando a parare, come con "Pitali di merda fumante", parentesi lirica che spunta alla fine del primo disco come se dovesse concludere un percorso che non si riesce proprio a individuare.
Allinearsi e comprendere a pieno l'ispirazione contenuta in un lavoro discografico è difficile e non indispensabile, ma nel lavoro di Marco Avaro & Anna Funk sembra esserci una costante e particolare spinta all'autoreferenza che produce quello che somiglia sempre più a un soliloquio, come una lettera scritta e mai inviata a qualcuno che si odia. L'esempio più lampante è forse il delicatissimo brano "Sig.na Z.", il cui testo è quasi interamente composto dalle parole "devo dirti che sei una puttana". In sostanza, ascoltare per intero "Demenza precoce" è stancante, poiché sembra di ascoltare uno che parla da solo, tagliandoti totalmente fuori e non dando niente se non opinioni ed epiteti, apparentemente frutto di un attacco serio di logorrea.
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