Volete una tazza di te? No, non sono impazzita, riporto solo il titolo, tradotto in italiano, del primo brano appartenente al lavoro di Giulio Fonseca, Kobenhavn store, nome impronunciabile ma intrigante abbastanza per prendere in simpatia questo giovane di Piacenza innamorato del post rock.
"Do you want a cup of tea" è una sorta di ouverture, che riassume le caratteristiche di questo lavoro: è l'unica canzone dove la voce ha un ruolo importante nella composizione e inoltre, al di là della frase che dà nome al titolo, declama un "...Rock is dead..."! D'accordo o no, sembra tuttavia chiaro quale sarà la musica che ascolteremo nel disco: assaggi di indie, tanta elettronica, atmosfere rilassate e bradipe. "Kobenhavn store" è stato composto e registrato nell'arco temporale di un anno. La qualità dei suoni e della registrazione non è esemplare, ma per essere un prodotto "casalingo" risulta maturo e degno di lode. I suoni utilizzati sono forse un po' freddi e talvolta troppo finti, ma nel campo dell'elettronica è davvero difficile creare un suono avvolgente con pochi mezzi a disposizione. Quello che più piace del disco è la sua omogeneità. Nell'ascoltarlo si mastica e si assapora la musica dall'inizio alla fine, tanto da non accorgersi degli spazi tra un brano e l'altro. E' bello che si sfugga ogni tanto dalla forma canzone per creare spazi indipendenti dove sviluppare suoni, ritmi e idee. L'influenza dei Mogwai e dei Mum si fa sentire, ma stiamo pur sempre parlando di un genere indefinito, ancora in evoluzione e in qualche modo soggettivo, quindi i paragoni risultano sempre azzardati. Molto interessanti alcune soluzioni ritmiche, soprattutto per i suoni utilizzati, come in "Another Subway song n.2" o "I don't like to dance with other monkeys". Solo pochi pezzi tuttavia si presentano corposi e completi, mentre altri sono monchi o privi di personalità. Questo è un peccato, perchè si sprecano invenzioni interessanti che potrebbero trovare sviluppi più caratteristici. Un' elettronica, comunque, costruita con criterio, forse poco coinvolgente, ma del resto non siamo tutti dei romantici...
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La recensione demo 2003 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-10 00:00:00
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