Un compito ben eseguito, ma non del tutto omogeneo.
In lontananza il ticchettio di una datata sveglia meccanica si sovrappone a quelli che sono sprazzi di scene oniriche; un orgasmo femminile succeduto da concitate pulsazioni cardiache, che assieme ad altri suoni di fattura metallica, ti fanno quasi pensare di condividere un sogno agitato di Dino Cazares o di un adolescente degli anni '90.
Un brusco risveglio, hai il fiatone e sai già che non riuscirai ad addormentarti di nuovo, forse per paura, come suggerisce il titolo stesso del disco.
Ed è lo stesso brusco risveglio che ti introduce senza mezzi termini alla prima traccia dell'ep, "Automa", le cui sonorità rimandano ai fasti del rock/metal alternativo di oltre un decennio fa, un viaggio a ritroso nel tempo in grado di far mutare il proprio smartphone in un Motorola Startac. Tutto il disco scorre bene, i “TimeWasterS” sanno suonare, ma riescono a creare solamente un compito ben eseguito e non del tutto omogeneo.
Dei cliché di troppo: una seconda voce femminile, in “Via da qua” che fa vertere il tutto sul più classico rock-pop nostrano, l'introduzione maideniana della “Rabbia dei buoni” assieme alle influenze dei Queensryche, nella quarta e sesta traccia, vorrebbero ricordare le lezioni impartite dai Five Fingers Death Punch o degli ultimi Avenged Sevenfold, ma non riescono ad allontanarsi da quello che sembra un ricordo della scena post-grunge o una versione casereccia degli Spineshank con gli assoli.
C'è la voglia di suonare, ma allo stesso tempo si avverte lo spettro dell'adolescenza che aleggia sulla composizione e sulla stesura dei testi, lo stesso spettro che ti tiene sveglio per intere notti, notti in cui ti interroghi sugli ostacoli della comunicazione o su quello che è stato, notti in cui ritieni ogni minuto speso a dormire come una irreversibile perdita di tempo.
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La recensione Klinophobia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-18 00:00:00
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