Shakma Demilune (ep) 2001 - Rock, Elettronica, Alternativo

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Questo mini album degli Shakma è davvero interessante. Il genere è un rock ‘metalloso’ molto melodico e piuttosto pesante, e pezzi come “Demilune” ed “E-mersion” sono ben costruiti, registrati come si conviene (evviva!), suonati altrettanto bene e non scontati. Le coordinate sonore saranno anche facili da individuare (chitarre quadrate e compresse, ritmica tosta, inserti elettronici che spuntano qua e là con molto senso della misura) ma il carattere del trio lombardo pare assolutamente definito. Roba da ‘Primascelta’, e da queste parti non capita spesso.

È così che dopo la traccia che intitola l’ep, lenta e sognante (non vorrei esagerare, ma certe melodie vocali, molto curate, mi hanno ricordato addirittura i Motorpsycho) si succedono un interludio ambientale/ipnotico e un altro pezzo a bassa velocità con chitarre più presenti, forse un po’ meno originale del precedente ma senz’altro efficace, considerati i limiti che necessariamente affliggono chi voglia suonare del rock oggi. Fin qui una bella dimostrazione di compattezza e di fantasia (davvero molto belli gli arrangiamenti della sezione strumentale di “E-mersion”); poi, a sorpresa, un calo: “Saturnea” parte bene, ma la sua bella atmosfera tra lo stoner-rock e la psichedelia dark è in qualche modo compromessa - ci pare - dal cantato, che dall’inglese passa all’italiano, con risultati molto molto meno convincenti rispetto alle due tracce d”apertura, viste la leggera perdita di intonazione e, soprattutto, l’eccessiva ‘verdenizzazione’ dell”impostazione vocale - a conferma, mi pare, del fatto che su un impalcature musicali così smaccatamente rock l”italiano si regga davvero molto molto a stento (mettendo addirittura in secondo piano trame musicali molto ricercate e ben arrangiate).

Gli stessi difetti si possono ahimé imputare anche alle conclusive “Mindown” e “Ossigeno” – la traccia che più decisamente flirta con qualcosa che potremmo definire ‘grunge’ –, strumentalmente ineccepibili ma in qualche modo azzoppate da un cantato che quando torna in inglese si fa un po’ stentato e, in italiano, diventa poco credibile. Peccato, perché raffinando la pasta vocale, quello che in fondo è un disco molto buono sarebbe potuto diventare addirittura ottimo.

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La recensione Demilune (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-09 00:00:00

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