L’incomunicabilità paralizzante dell’anedonia potrebbe impossessarsi di chiunque. E allora perché non entrarci in confidenza fin da subito?
Con il termine anedonia si descrive, in psicologia e psichiatria, l'incapacità di un paziente a provare piacere, anche in circostanze e attività normalmente piacevoli come dormire, nutrirsi, relazionarsi o fare sesso. Insomma, consideratela pure l’anticamera della depressione.
Thysanura & otur | boyd (ovvero Michele Grassani e Moreno Padoan) fondono insieme i loro rispettivi talenti visionari per tradurre in (non) musica questo stato di vera e propria alienazione mentale, attraverso un concept-album saturo di devastanti flussi rumoristico / industriali a trazione synth-modulare; a pensarci bene l’unica via sonicamente percorribile per riprodurre questa specifica forma di disturbo, annichilente e, talvolta, letale. E i due protagonisti ci riescono egregiamente muovendosi lungo il crinale di una power-electronics trasversale – figlia di Merzbow quanto di Atrax Morgue – che fa delle destabilizzanti suggestioni post-industriali il suo valore aggiunto, saldamente ancorati come sono al disagio corrosivo dei nostri tempi.
“Anhedonia” è un piccolo capolavoro di patinata cacofonia contemporanea che, nella sua panoramica spietatezza, non lascia fuori nessuno dal suo spettrale raggio d’azione, fin quasi a delineare un oscuro stato di burnout universale: “Increasing” ti divora da dentro col suo sanguinoso ronzio, “The passive one” delinea cortocircuiti cerebrali e sociali al contempo, “Same perspectives on different angles” veste la schizofrenia di tridimensionalità per ben undici minuti, le ossessive interferenze della title- track erigono un’impenetrabile schermatura dal mondo, la vitrea “Tinnitus” riproduce la persecuzione rumoristica dell’acufene, e se “Six elements of suicide” sembra definire alla perfezione il presumibile caos mentale di chi vuol rinunciare alla vita la neo-dadaista “Stoicism” dispensa, nel finale, una provvidenziale decongestione recuperando più rilassate atmosfere cageane.
Per ogni brano, dunque, una realistica trasfigurazione dell’incomunicabilità più paralizzante che, ripeto, potrebbe impossessarsi di chiunque. Senza preavviso.
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La recensione ANHEDONIA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-31 00:00:00
COMMENTI (1)
senza compromessi. ideale l'ascolto agli addetti ai lavori.