"DolceVita!" è un triplo (altro che doppio) album a tratti coi controcazzi! Peccato per la lunghezza.
Premessa: che voglia avreste di mettervi ad ascoltare un disco di inediti, pubblicato da una band a voi sconosciuta, che mette in fila 32 tracce? La mia è praticamente pari a zero, se non fosse che la mission di Rockit mi impone di superare finanche la svogliataggine. Sicché mi approccio all'esordio dei GattuZan (nome orribile tra l'altro) con le peggiori intenzioni, definendoli già "presuntuosi" ancora prima di schiacciare play. Insomma, la stroncatura era già scritta, bastava solo formalizzarla. E, invece, accade l'impensabile: "DolceVita!" è un triplo (altro che doppio) album a tratti coi controcazzi!
Vero che si potrebbe limare ulteriormente, abbassando almeno di 1/3 il numero delle tracce, ma rimane comunque il fatto che i sei provenienti da Foligno siano davvero davvero forti. Purtroppo sbagliano in toto la partenza, affidando alla sbiadita "Ymbalaya" l'onere di aprire le danze; perché non partire invece spediti con "Alain Delon", un clamorso alternative-rock dalle sfumature nineties che mischia Pixies e Pavement ad Afghan Whigs per rimbalzare nel finale sui Motorpsycho? Peccato che la successiva "Himmler and bacon" pur non essendo brutta, abbassi nuovamente la media e spezzi il ritmo.
Mi chiedo: perché non piazzare subito dopo "Gober" (caratterizzata da un bel jingle-jangle) o, ancora meglio, la successiva "Manuela" (costruita su chitarre alla Mogwai), anziché divagare? E potrei continuare all'infinito, perché di occasioni per scartare brani da una parte ("Rain", "Alboro", "Maria", "Aborto", "Khabir", "Moses") e promuoverne dall'altra ("Jungle bells", "El poderosso", "Let's go buy graves", "Olengo", "Ivan O' lights", "Tom NY") ce ne sono a bizzeffe. La cosa sorprendente è che fra le tracce da scartare non è che ci siano brutte canzoni, bensì si tratta di episodi che mal si amalgano col resto - e in questo il ruolo del produttore artistico ritorna prepotentemente alla ribalta. Insomma, troppa carne al fuoco, nonostante ci siano bocconcini prelibatissimi.
Potrei, a questo punto, scrivere la mia playlist ideale dell'album, ma significherebbe fare una semplice lista della spesa. Concludo scrivendo che, nonostante "DolceVita!" sia un disco qualitativamente altalenante (per i motivi sopra elencati), i GattuZan per il futuro hanno davvero tutte le carte per riservarci piacevolissime sorprese.
Li aspetto al varco con un lavoro che sappia al contempo stupire e mostrarci una band che, nel frattempo, abbia acquisito il dono della sintesi.
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La recensione DolceVita! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-16 00:00:00
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