Quello del cantautorato è e rimarrà un evergreen della musica italiana e non. Roberto D’Ambrosio con "Segreti ed altre storie" ci propone dieci brani che si rifanno alla più classica tradizione del cantautorato italiano.
Si parte inevitabilmente dalla critica politico-sociale (“segreti di stato / chissà chi è stato” cita il ritornello di "Segreti di stato", gioco di parole già usato per esempio da Caparezza), si approda al classico testo d’amore di “Inutile”, fino ad arrivare a “Cammina per me” dove il cantante prende le sembianze di un cantastorie e narra sulla falsa riga del “classico” De Andrè; all’interno di questo percorso eufemisticamente prevedibile, troviamo inoltre un brano scanzonato e ottimista alla Negrita (“e se domani cadrà il mondo / domani ci penserò” canta in “Portami fortuna”) e un altro sfortunato testo, “Medicine”, dove si elencano medicine metaforiche, in bilico tra la denuncia social-culturale e un profilo antropologico-filosofico.
Per i testi Roberto D’Ambrosio non stupisce né sorprende; si risolleva per quanto riguarda la scelta musicale. “Segreti ed altre storie”, primo album solista dopo una lunga esperienza coi Barrettiani Biryhop, comprende brani prevalentemente pop rock le cui sonorità si fanno dolci e malinconiche (“Nippo” per eccellenza, dove viene enfatizzata la melodia soave della chitarra) poi più dure e rabbiose (in “Miracolo” emerge tutta la potenza del basso e della batteria), per passare all’acustica “Dipendesse” e giungere, infine, alle atmosfere vagamente angoscianti dei violini prima lievi poi frenetici di “Medicine”, musicalmente il brano più affascinante.
“Segreti ed altre storie” di Roberto D’Ambrosio non sembra regalare un grande contributo al nuovo cantautorato italiano. Non delude totalmente ma neanche intriga.
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