È come uno di quei film di David Lynch - praticamente tutti - in cui a fare la differenza è l'atmosfera più che la trama. “Amr” di Malagnino Mj va avanti a sensazioni anziché a idee. Dá l'impressione di prediligere campi lunghi e lenti sfocate - per i primi piani e le battute pronte meglio rivolgersi altrove. Così non sembra un errore tirare in ballo Angelo Badalamenti per descrivere l'iniziale "Gggg", un jazz scorbutico e slowcore che sarebbe perfetto per raccontare vite inquiete e personaggi inquietanti. "Elle" è un dolente esperimento ambient, come una pellicola in bianco e nero ormai consumata dal tempo eppure carica di un fascino misterioso e inafferrabile. "Vùvù" è il glaciale addio sulla scia del miglior Tim Hecker: un vortice che culla invece di strapazzare e che ti accompagna lontano mille chilometri dalle tue guerre personali. Che siano altri a combattere.
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