Arriviamo con moltissimo ritardo sul quinto disco (esclusi live e album di vario tipo) del Liga nazionale per due motivi principali: innanzitutto la Wea non ha ancora pensato minimamente di farci avere il supporto digitale, ma soprattutto per un disco così non sprechiamo del tempo ‘prezioso’ per ascoltarlo più di due, tre volte, vista la quantità di materiale che ci perviene quotidianamente e che supera di gran lunga la qualità di quest’opera.
Come alcuni di voi sapranno il sottoscritto è un fan ‘della prima ora’ del rocker (?) emiliano, anche quando questi si è cimentato in (improbabili) successi editoriali e cinematografici. Rimanevano comunque i dubbi su questo lavoro, che già fin dal titolo si preannunciava banale; provate ad esempio a ripercorrere i titoli degli album precedenti e confrontateli con questo: non troverete alcun punto in comune che caratterizzava lo spirito e l’attitudine rockettara tipica dell’artista di Correggio.
Come se non bastasse, ascoltate il cd e fate anche attenzione ai testi, tanto insignificanti quanto inutili. Per poi non parlare delle chitarre: Poggipollini ha dei riff di pastafrolla, come d’altronde è suo solito; il basso di Rigo è perso chissà dove e insomma tutta la produzione dei suoni si è allineata ad uno standard che molto ricorda la definizione di ‘musica leggera’. A testimonianza di ciò valgano le (pseudo) novità che trovate nel disco: qualche spruzzata di sax e molti arrangiamenti d’archi, al solito ottimi per ottenere il sound sopra descritto, ma ulteriore prova della assoluta mancanza di idee. Non c’è un brano, dico UNO, che riesca a contraddistinguersi dal resto: Una vita da mediano è il solito pezzo con l’aggiunta degli archi, ma non è mai bastato a salvare il Liga dal baratro iniziato con Il mio nome è mai più, azzeccatissima operazione di mercato ma anche una cocente delusione a livello artistico e di credibilità.
La cosa ancora più deludente (e imbarazzante) è che non c’è un pezzo che ‘suoni’ rock, un po’ come poteva essere La forza della banda o Vivo morto o x. In compenso ci sono brani come L’odore del sesso dove il nostro ricorda il Bon Jovi dei tempi peggiori, mentre Kay è stata qui sarà di certo una session rubata ai Goo Goo Dolls (...questo vi basta?). Continuare la recensione sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, ma in casi del genere, a dire la verità, non dispiace. A questo punto non possiamo che stendere un velo pietoso e, anche se non scopro l’acqua calda, non faccio che consigliarvi caldamente di tenervi lontano da prodotti del genere per risparmiare le fatidiche 40 carte.
P.S. Caro Liga, il testo di Sulla mia strada è l’ennesima canzone sul tuo (pessimo) rapporto con la stampa; beh, ci siamo stancati di quelli che si 'piangono addosso'. Prova a ‘rischiare’ artisticamente come avevi fatto con i precedenti lavori e vedrai che, contemporaneamente, cesseranno le critiche e si alzerà il livello qualitativo delle tue produzioni.
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La recensione Miss mondo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-12-20 00:00:00
COMMENTI (2)
CACCA
Tornare a fare un album 4 anni dopo un successo incredibile come "Buon compleanno Elvis" e con in mezzo vari (ed anche riusciti) esperimenti extra musicali, non è certo facile, ma di sicuro qualcosa si è rotto nel fantastico incantesimo che aveva tenuto Ligabue ad un livello musicale altissimo per anni.
Il risultato, cioè Miss mondo, è comunque sufficiente , anche se ovviamente in netto calo rispetto al passato.
Come detto, la magia è a tratti svanita; il livello medio è inferiore rispetto al precedente lavoro ed in alcune canzoni cominciano a comparire alcune forzature.
Miss mondo è un album molto riflessivo , caratteristica del resto sempre presente nei lavori di Ligabue, ma diventa a volte troppo chiuso in se stesso nei temi , al punto da non sembrare troppo sincero e sentito.
Inoltre le arrangiature sono quelle classiche di Ligabue, semplici, basate su giri di chitarra quasi elementari , che esaltano i contenuti, ma che a volte rischiano di tediare gli ascoltatori sembrando già sentite.
Il ritmo dell'album è più lento rispetto ai precedenti, con meno chitarre elettriche ed il ritorno delle tastiere (Da adesso in poi), e ciò aumenta questa sensazione di ripetitività.
(Da: spazioinwind.libero.it/musi…)