Tra lo-fi, tarda psichedelia e folk rimasticato nel rumore, le sperimentazioni di Mauro Da Re raggiungono picchi di lirismo maudit
Proseguono le sperimentazioni - sempre in home recording - di Mauro Da Re, alias A Big Silent Elephant, a ritmo piuttosto sostenuto, a meno di un anno dala prima convincente prova: nei primi mesi del 2015 ci propone un ep di otto brani, che sarebbe la terza parte della raccolta "Demos and demons", e un 7" dove è affiancato dagli archi di Dnezzar.
Il suono, come nei precedenti episodi, rimane sempre sporco e scarnificato: embrioni di colonne sonore fanno capolino nel rumore ("Dragonflies", "Back to reality"), si affacciano ossessioni tardo-psichedeliche in stile Can ("Step (was a fake)"), il folk rimastica se stesso tra voci nasali e ottoni ammaccati dal tempo ("Animal"), il lo-fi si riafferma decisamente come scelta univoca e consapevole, affrancandosi dal ruolo di giustificazione delle circostanze impostogli da troppi brutti dischi.
Perché A Big Silent Elephant sa perfettamente in che cosa si sta mettendo, conosce i pregi e i difetti del trattamento che ha scelto per i suoi brani: e sa come fare emergere la bellezza, la poesia, dal deserto. Ne sono emblema pezzi come la delicata "The Apollo garden" e, soprattutto, "And the Wonderland" (dal 7" omonimo), col suo incedere strascicato che prosegue fino all'entrata degli archi, in un'ideale partitura orchestrale di lirismo maudit. L'apice, almeno per ora, raggiunto da un progetto che, anche se indubbiamente non alla portata di tutti, può regalare più di un'emozione a chi vi si accosti con il giusto spirito.
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La recensione Demos and Demons Part III - (Tyke) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-06 09:00:00
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